L’argomento può sembrare banale: molti di voi considereranno la scelta della tipologia di una vite semplice, ordinaria e con limitate possibilità. In realtà, la differenza delle viti in commercio si non si può ridurre alle opzioni a croce e piatte, pur rimanendo queste ultime le più comuni.

Vi sono altri aspetti da considerare nella scelta delle viti: il tipo di utilizzo che ne vorrete fare, il materiale di cui sono composte, la lunghezza di cui avrete bisogno ed altro ancora. In questo sede tratteremo le tipologie e particolarità delle viti a croce.

Il cacciavite chiama, la vite risponde

Naturalmente, la nostra vite ha croce necessita di uno specifico innesto per il cacciavite che dovrà farla lavorare al fine di unire le superfici che vogliamo. L’innesto a croce o Phillips è il modello più comune in circolazione e vanta alcune caratteristiche peculiari che rendono l’accoppiata con il relativo cacciavite a croce un binomio quasi perfetto.

Ciò che può vantare questo utensile è la stabilità nell’avvitamento, dovuta proprio alla forma a croce di entrambi gli oggetti.

Inoltre, questo innesto presenta alcune svasature al suo interno che permettono al cacciavite di sollevarsi nel caso in cui incontrasse una resistenza eccessiva.

Questa caratteristica garantisce la salvaguardia della filettatura presente nella vite stessa.

Un altro innesto simile al Phillips è il Pozidriv, che presenta le medesime caratteristiche ma che vanta altre quattro incisioni secondarie, in grado di garantire una stabilità maggiore di lavorazione.

 I materiali più comuni

Anche in questo caso non possiamo dare per scontato il materiale con il quale sono composte le nostre viti a croce. Ogni tipo di vite necessita di essere composta con materiali resistenti in grado di sopportare un carico elevato sia durante la fase dell’avvitamento, sia durante tutto il periodo nel quale rimarrà in posizione.

Naturalmente, le viti più comuni e più utilizzate sono fatte in acciaio. Tuttavia, esistono altri tipi di materiali che garantiscono prestazioni differenti a seconda delle necessità: è il caso del rame, dell’ottone e del titanio.

Le ultime due tipologie sono sfruttate soprattutto per le proprietà anticorrosive di questi materiali: andranno quindi ad unire parti spesso a contatto con agenti corrosivi.

Inoltre, nel caso in cui si necessiti di viti per parti adiacenti ad impianti elettrici, si possono trovare viti a croce in teflon, nylon o addirittura in vetro. Ma quando parliamo di materiali è giusto soffermarci solo su quelli che compongono le nostre viti a croce? In realtà le varie tipologie variano anche a seconda del materiale che dovranno andare a legare.

Non solo acciaio: i materiali si legano a viti diverse

La credenza comune può forviarci con convinzioni errate sul fatto che ogni vite a croce possa adattarsi a qualsiasi tipo di lavorazione e a qualsiasi materiale. In realtà, esistono viti a croce fatte su misura per ogni necessità, studiate a fondo per aumentare la resistenza ed efficienza in ogni campo nel quale vengano impiegate.

Nel caso in cui, ad esempio, doveste legare tra loro parti in legno, la normale vite in acciaio sarebbe una soluzione sbrigativa e poco affidabile.

Per questo tipo di materiale, infatti, sono state concepite viti autofilettanti con un innesto strategico come il Pozidriv, che permettono l’avvitamento tramite cacciavite o, più comodamente, tramite avvitatore elettrico.

Altro discorso va fatto per le viti a croce che andranno ad unire delle parti metalliche. In questo caso il corpo del vostro utensile dovrà essere parzialmente o totalmente filettato, per garantire a questo tipo di materiale una tenuta maggiore.

Naturalmente, le viti semplici che andrete ad utilizzare, necessiteranno di un pre-foro eseguito tramite l’ausilio di un trapano. Invece, le viti a croce autofilettanti sono adatte a questi tipi di materiali anche perché risparmiano questo preambolo alla lavorazione.

Infatti, questo tipo di vite non necessita di un pre-foro poiché mentre si avvita forma lei stessa la filettatura all’interno del materiale, grazie alla particolare forma appuntita.

La distinzione può essere vista in generale dalla prospettiva della durezza di ogni materiale: se la superficie sulla quale intendete avvitare la vostra vite a croce si presenta tenera e malleabile allora dovrete utilizzare viti autofilettanti.

Nel caso contrario, dovrete optare per viti che necessiteranno inevitabilmente dell’ausilio di un trapano.

Pietro Marchi