Oggi abbiamo raccolto alcune delle vostre domande sull’allevamento e la salvaguardia delle tartarughe.

Per rispondere con precisione ed accuratezza abbiamo chiesto l’aiuto di Agostino Montalti, presidente di Tarta Club Italia un’associazione impegnata nel garantire la salvaguardia delle tartarughe e ridurre il rischio d’estinzione di moltissime specie.

10 domande sulle tartarughe per sfatare luoghi comuni e disinformazione

– È consigliabile recintare le tartarughe o lasciarle libere in giardino?

Le tartarughe terrestri, pur in apparenza lente,  sono molto attive e specialmente i maschi sono in perenne ricerca delle femmine,  quindi recinto o giardino  è bene assicurarsi che sia anti-fuga,  altrimenti prima o poi troveranno un cancello o un buco per fuggire.

Amano anche arrampicarsi in una rete ad angolo,  che per loro è una sorta di scala, quindi se avete un recinto di rete, negli angoli, in alto assicuratevi che la rete sia ritorta verso l’interno o che ci sia un triangolo di rete che evita così la fuga.  Ovviamente più è grande lo spazio e meglio starà la nostra tartaruga.

– Quale “razza” di tartarughe consigliate per un giardino e/o terrazzo?

Piccola precisazione:  le tartarughe si distinguono per “specie” e non razze!

Prima cosa i terrazzi sono assolutamente da sconsigliare in quando è impossibile ricreare un microclima idoneo alle tartarughe che hanno bisogno del suolo terroso o sabbioso in modo da avere una giusta umidità e temperatura costante;  poi le specie consigliate sono le Europee come le Testudo hermanni  che si suddividono in due sottospecie, Testudo hermanni hermanni e Testudo hermanni boettgeri.

La prima è la specie autoctona italiana, ma è un po’ più delicata della seconda in quanto originaria del centro sud e isole,  con più problemi per il forte freddo;  mentre la seconda è originaria dei Balcani ma si era diffusa anche a nord, nella valle Padana, prima dell’avvento dei mezzi agricoli e dei veleni utilizzati in agricoltura. Fra le due specie l’Appennino Tosco/Emiliano formava una sorta di confine.

Poi esistono anche altre due specie, la Testudo marginata che si trova in Sardegna (importata dalla Grecia poco più di 500 anni fa) e la Testudo graeca ibera anch’essa originaria dei paesi Balcani ma secoli fa si era diffusa in qualche zona del centro sud, probabilmente inserita.  Le Testudo marginata sono più delicate delle Testudo graeca ibera in quanto abituate al clima caldo della Sardegna e sono comunque originarie della Grecia,  per cui è critico il loro letargo a climi freddi come il nord Italia, mentre le Testudo graeca ibera sopportano meglio il freddo e sono abituate a sotterrarsi per il letargo.

– Ho un bambino piccolo di 4 anni, quali precauzioni tenere, possono essere pericolose le tartarughe?

In questo caso in pericolo sono le tartarughe e non il bambino.

In genere consigliamo un’età almeno di 7 anni in modo che il bambino sia già cosciente che non è un giocattolo ma un animale che ha bisogno di cure e rispetto.

– Quali cibi mi consigliate?

Le tartarughe terrestri hanno bisogno di cibi ricchi di fibre e calcio,  in natura mangiano soprattutto erbe selvatiche,  quindi se si possiede un giardino incolto è l’ideale,   non dovrete fornire nulla a parte acqua.  Ricordo che i danni maggiori sono dovuti all’ansia dell’uomo che spesso ha paura che non sia ben cibata e fornisce alimenti assolutamente non adatti come pasta, pane, carne, troppa frutta o lattuga che ha pochissime fibre e un rapporto calcio/fosforo sbilanciato.

Anche i pomodori non sono un buon cibo per le tartarughe come non lo sono i legumi (entrambi sono inibitori della crescita).  La frutta va somministrata raramente (una volta ogni due settimane e in piccole dosi).   Il concetto rimane che per ogni specie dovete pensare dove in origine viveva e quindi capirete meglio cosa mangiava;  pensate se in natura trovano pasta, pane o carne?

Al massimo possono trovare una carogna di un animale morto o qualche chiocciola che soprattutto gli serve per il calcio del guscio, ma sono casi molto sporadici.  Stessa cosa per la frutta,  in natura ne troverebbero solo molto raramente e occorre fare attenzione alla frutta molto zuccherata perché può fermentare dentro lo stomaco delle tartarughe in quanto la digestione lunghissima del cibo, fino a 3 giorni,  se in quantità elevate, potrebbe portare alla morte l’animale.

Altro discorso invece è per l’alimentazione delle tartarughe acquatiche che spesso sono delle onnivore ed hanno bisogno di cibi ricchi di proteine nella fase di crescita per poi diminuire costantemente fino a diventare quasi esclusivamente vegetariane da adulte.   Da evitare assolutamente i classici gamberetti che vengono quasi sempre consigliati dai venditori che portano ad inevitabile carenze con conseguenze spesso letali o comunque gravissime come la malattia MOM che deforma la struttura ossea interna ed esterna della tartaruga.

– Quanto può sopravvivere una tartaruga in un giardino domestico?

Una tartaruga terrestre se ben tenuta può vivere come un uomo.

– Posso adottare una tartaruga, io e mio marito vorremmo prendercene cura una volta in pensione.

Se segui i consigli sopra elencati vi accompagnerà per moltissimi anni.

-Devo adottare qualche accorgimento per il letargo delle tartarughe?

Le tartarughe che hanno a disposizione un ampio giardino trovano da sole una buona sistemazione, in genere sotto ad una siepe o rovo, dove ci sono anche molte foglie secche.

Se individuate la posizione che ha scelto la vostra amica, aggiungete solamente altre foglie sopra;  la rivedrete sbucare fuori in primavera ai primi caldi,  affamata e assetata,  ma ancora in forma.  Chi invece ha piccoli giardinidovrà preparare un rifugio in una zona non alluvionabile, possibilmente con blocchi di tufo che hanno un buon coefficiente termico e lasciano passare umidità, indispensabile per loro. La terra dentro il rifugio dovrà essere smossa e friabile, in modo da semplificare le operazioni di scavo, se necessita mischiarla con terriccio e sabbia e deve essere qualche cm più alta del livello esterno.  Una volta che le tartarughe si sono ben sotterrate, ai primi arrivi del freddo, riempire i rifugi con foglie secche.

Vorrei specificare anche dove molti possessori sbagliano con le neonate,   spesso presi dall’ansia e paura del freddo inverno,  quando ci sono nuove nascite,  preferiscono evitare a loro il letargo e stabularle in una terrario o spazio in casa ad alta temperatura.

Assolutamente sbagliato!  Le tartarughe sono sulla terra da oltre 230 milioni di anni e si sono adattate benissimo ai vari climi, compresi quelli freddi come i nostri in inverno,   per cui devono assolutamente fare il letargo nella terra in esterno,   ad eccezione degli esemplari fortemente debilitati, feriti o ammalati.

Ovviamente un letargo a nord ha necessità di maggior accorgimenti di un letargo a sud;  in genere a sud si rifugiano sotto un rovo e passano lì l’inverno, mentre a nord occorre assicurarsi che le tartarughe scavino e si interrino bene,  in quanto la terra fornirà loro il calore e umidità sufficiente;  sta a noi poi aumentare la protezione aggiungendo foglie secche o paglia in quantità.

– Sono più longeve le tartarughe acquatiche o quelle terrestri?

In genere sono più longeve le tartarughe terrestri, ma anche una acquatica se ben allevata può facilmente raggiungere i 50-60 anni di età.

– Che dimensioni può raggiungere una tartaruga acquatica (per intenderci quella comune che vediamo ovunque).

Purtroppo spesso chi le vende non spiega che, a parte pochissime specie, le più comuni possono raggiungere dimensioni di 30-35cm,  ma la cosa più importante è che non dicono che una tartaruga acquatica non è adatta alla vita in appartamento e che ha bisogno di un laghetto esterno.

Importante ricordare che la legge prevede il carcere ed una sanzione di 10.000 euro per l’abbandono di animali, comprese le tartarughe,  quindi quando spesso vengono abbandonate in laghi o specchi d’acqua è bene sapere cosa si rischia,  oltre al fatto di essere coscienti che arrecherete un danno al fragile ecosistema in quanto sono estremamente voraci e danneggiano pesci, flora, uccelli, molluschi e creano una forte concorrenza alimentare alla ormai rara specie autoctona Emys orbicularis.

– Le tartarughe possono riprodursi in cattività? se ciò dovesse a chi rivolgermi per donare le tartarughe? Esistono degli accorgimenti per evitarne la riproduzione?

Certo che si possono riprodurre in cattività,  ma i centri che poi le possono ritirare sono veramente pochi,  per cui vi suggerisco di leggere attentamente il successivo capitolo.

Ora in finale vorrei parlare del lato legislativo che è molto importante:

Occorre dire che le classiche tartarughe terrestri da giardino, devono comunque avere un certificato CITES e che senza si rischia una denuncia penale, per cui attenzione a farsi regalare una tartarughina da un parente o amico se è priva di documenti;  è facile  sottovalutare il rischio e poi è difficile disfarsene,  è un animale a cui è facile affezionarsi.

Per quello che riguarda le classiche tartarughe acquatiche che vediamo spesso in “acquarietti” in casa di amici o ancora in vendita,  occorre fare molta attenzione in quanto la Comunità Europea da agosto 2016 ne ha vietato definitivamente la vendita, la detenzione, lo scambio e soprattutto la riproduzione; le nuove norme permettono solo ai possessori di portare a termine il loro ciclo vitale evitando le riproduzioni, purchè si dimostri il loro possesso da prima dell’entrata in vigore della legge.

Noi consigliamo di scrivere al proprio ufficio CITES territoriale (del Corpo Forestale dello Stato, che in questi giorni però non è ben chiaro che fine farà in quanto il governo lo sta inglobando al corpo dei Carabinieri),  facendo una sorta di auto-dichiarazione di possesso retroattiva, ma con ricevuta di ritorno in modo da conservarne una prova.


 

Maggiori info sulle tartarughe le potete trovare sul portale www.tartaclubitalia.it  gestito dall’associazione no profit Tarta Club Italia che da anni si batte per la salvaguardia delle tartarughe,  oltre alla costante diffusione di informazioni e cultura di rispetto verso questi antichi e splendidi animali. Su Facebook: Gruppo Tarta Club Italia (è un gruppo chiuso ma è facile fare domanda per entrare e sarete ammessi rapidamente)

Buon allevamento!

Lucilla De Luca