– Il Pungitopo: un arbusto sempre verde dai molti nomi curiosi

Quando si sente parlare di coltivazione del Ruscus non si tratta di una strana specie esotica ma del tradizionale pungitopo. Una pianta sempre verde che cresce spontaneamente in tutta Italia ed è spesso conosciuta con diversi nomi, tra i più popolari troviamo: Rusco, Pungigatto, Asparago bastardo, Caffè siciliano, Spruneggio e Scoparina.

Questi erano solo alcuni modi per indicare la famosa pianta con le bacche rosse, ma in realtà se ne contano oltre un centinaio che cambiano da regione a regione e persino in base alle provincie.

Si potrà sentir parlare di Piccasorce o Fruscio a Roma, Puncisurci in Sicilia, Fruscu in Sardegna e così via.

Le caratteristiche generali del pungitopo

In botanica il nome per indicare questa specie è Ruscus aculeatus. Pur non conoscendo il latino, dal nome si intuisce come si tratti di una pianta rustica dotata di aculei. Un’altra tipica caratteristica sono le bacche rosse che adornano i suoi rami.

Perché viene chiamato pungitopo?

L’origine di questo simpatico nome deriva da uno dei suoi primi utilizzi. I contadini impiegavano i suoi rami per proteggere dai topi le provviste e le forme di formaggio in stagionatura. Nelle credenze e nelle cantine venivano costruite delle vere e proprie recinzioni per dissuadere i famelici roditori dalla tentazione di rubare il cibo.

Il pungitopo appartiene alla famiglia delle Ruscaceae di cui fanno parte complessivamente 6 specie che crescono in Europa e in alcune zone del Medio Oriente. Il Ruscus aculeatus è la specie più comune e diffusa: assume la connotazione di un cespuglio sempreverde con altezza compresa tra 30 e 100 centimetri.

Gli steli hanno una forma cilindrica con una colorazione verde molto brillante e con la presenza di due tipi di foglie.

Quelle di più grandi dimensioni sono i cladodi: rami trasformati che hanno assunto la conformazione di foglie molto coriacee, dall’aspetto ovale, con un aculeo sull’estremità e svolgono la funzione vitale della fotosintesi clorofilliana. Le vere foglie sono di dimensioni molto più piccole e cadono d’inverno.

In primavera il pungitopo fiorisce con dei piccoli fiori di color bianco-verdastro che si trasformano successivamente in frutti, andando a raggiungere la piena maturazione d’inverno. Le bacche sono molto persistenti, hanno il tipico colore rosso intenso e resistono per molti mesi.

Un’altra particolarità riguarda la riproduzione sessuale della pianta che è di tipo dioico. Questo significa che gli organi riproduttivi maschili (stami) e femminili (pistillo) sono presenti su due piante diverse. Dal punto di vista morfologico non c’è nessuna differenza tra un arbusto maschile e uno femminile.

Il rusco è una pianta tipica del mediterraneo ma visto il suo grande spirito di adattamento e l’ottima resistenza agli sbalzi termici, si è sviluppato in pratica in tutte le regioni d’Italia comprese le zone più a nord.

Cresce nella macchia mediterranea, nei boschi decidui ma anche al di sotto della fascia montana inferiore fino ad un massimo di 600 metri sul livello del mare.

– Proprietà del Pungitopo: da pianta decorativa a ingrediente per gustose ricette

Il pungitopo viene utilizzato principalmente come pianta decorativa. La sua natura sempre verde, la morfologia a cespuglio, lo sviluppo contenuto e il piacevole effetto decorativo dato dalle bacche rosse, la rendono un’ottima soluzione per creare siepi in parchi e giardini o abbellire terrazzi e balconi.

Durante il Natale è tra le piante in assoluto più utilizzate, insieme all’agrifoglio, per le decorazioni visto che è proprio il periodo in cui i frutti maturano. Nella credenza popolare viene considerata una pianta augurale.

Tutte queste caratteristiche hanno portato in molte zone ad una raccolta sconsiderata, tanto da minacciare la sua presenza allo stato spontaneo. E’ bene ricordare che in alcune regioni e nei parchi nazionali ci sono dei limiti di raccolta che variano tra 1 e 1,5 kg a persona.

Sono normative locali che è buona cosa conoscere prima di incappare in pesanti sanzioni. Per maggiori informazioni si può contattare il Corpo della Guardia Forestale della regione di appartenenza.

Uno dei tanti nomi con cui viene indicato questo arbusto è Asparago bastardo. Il motivo è dovuto al suo possibile utilizzo in cucina sfruttando la commestibilità dei getti più giovani. I germogli vengono raccolti nel mese di maggio, puliti, lavati, uniti in mazzetti con dello spago e fatti lessare come dei comuni asparagi.

Hanno un sapore molto amaro che attraverso la bollitura va a diminuire rendendo il prodotto gradevole al palato. Si possono creare ricette sfiziose come degli involtini con lo speck oppure il tradizionale piatto con le uova facendoli arrostire nel burro.

Altri usi del pungitopo riguardano ormai tempi lontani e fanno parte della tradizione e della cultura di alcune parti del nostro Paese. Oltre ad allontanare i topi, c’era un tempo in cui i rami di pungitopo venivano utilizzati per creare delle scope con cui pulire le canne fumarie.

– Come curarsi attraverso le tante proprietà terapeutiche del pungitopo

Il Ruscus aculeatus è a tutti gli effetti considerata una pianta medicinale. Tra le sostanze che si trovano nel pungitopo le più importanti sono i flavonoidi.

Sono molteplici le proprietà terapeutiche e principalmente: antinfiammatororie, astringenti, capillarotrope, flebotiche, antiedemigene (contrastano la ritenzione idrica e riduco gli edemi) ma soprattutto diuretiche.

Attraverso un uso terapeutico interno si possono curare: pesantezza e dolori alle gambe, insufficienza venosa, vene varicose, crampi ai polpacci, caviglie gonfie, tromboflebiti, gotta, stasi venosa, emorroidi e calcoli renali.

Per uso esterno si può applicare sotto forma di gel o pomata per un trattamento topico dei disturbi dei vasi sanguigni e di tutti gli stati infiammatori che li coinvolgono. Risulta essere un rimedio terapeutico molto efficace per le emorroidi e gli eritemi solari.

I principi attivi del pungitopo vengono inseriti anche in creme e lozioni per curare inestetismi della pelle come capillari deboli, couperose e cellulite.

In commercio si trovano prodotti contenti estratti di rusco ma si possono anche utilizzare preparati erboristici da assumere per via orale.

Volendo è possibile approntare gli ingredienti raccogliendo il rizoma (la parte di fusto orizzontale che striscia sul terreno) in pieno autunno e lasciandolo seccare lentamente. Una volta pronto basterà sminuzzarlo e polverizzarlo per poterlo utilizzare nella preparazione di tisane e decotti.

È bene ricordare che si tratta di prodotti contenenti principi attivi molto potenti che devono essere somministrati con cautela, seguendo attentamente le quantità indicate e preferibilmente sotto consiglio medico. Gli estratti di pungitopo non sono indicati per adolescenti al di sotto dei 18 anni di età, per donne in gravidanza e durante il periodo di allattamento.

Il rusco è in generale ben tollerato dall’organismo ma potrebbero verificarsi casi di reazioni allergiche oppure la formazione improvvisa di infiammazioni cutanee, ulcere e gonfiori alle gambe. In queste situazioni è necessario sospendere subito il trattamento e rivolgersi al proprio medico curante.

– Coltivazione del pungitopo: corretta esposizione e tipo di terreno

Il rusco cresce spontaneo fino ad altitudini non troppo elevate ma si può coltivare con una certa facilità anche nel giardino di casa oppure decidere di mettere il pungitopo in vaso.

È una pianta rustica con un eccellente spirito di adattamento: non teme il freddo, anche molto intenso, preferendo i climi caldi. Generalmente non soffre nemmeno sbalzi di temperatura repentini e cambi di stagione, per cui si può coltivare in qualsiasi zona. Gli esemplari più giovani sono i più sensibili alle gelate e ai venti freddi.

Se si decide di piantarlo in un giardino si può collocare ovunque senza particolari problemi. Tuttavia, posizioni ideali sono le zone in semi ombra e leggermente umide: rappresentano le condizione perfette per avere una crescita rigogliosa.

E’ consigliabile evitare l’esposizione diretta del sole. In caso si viva in una zona al Nord ad una quota superiore ai 600/800 metri sul livello del mare, è preferibile una coltivazione in vaso per poter spostare, nei periodi più freddi, la pianta nelle zone maggiormente soleggiate.

Il pungitopo non ha particolari richieste nemmeno per il terreno, potendosi adattare a qualsiasi tipologia senza particolari difficoltà. La situazione ideale prevede un suolo di natura calcarea con un substrato molto drenante.

Coltivando il rusco in giardino, se il terreno dovesse risultare troppo compatto, si può aggiungere un miscuglio composto di ghiaia grossa e fine con sabbia di fiume.

Per la coltivazione del pungitopo in vaso, un’ottima soluzione è usare terreni preparati specifici per agrumi o cactacee, avendo l’accortezza di inserire un po’ di pietrisco e dell’argilla espansa per favorire il drenaggio ed evitare pericolosi ristagni idrici.

Riproduzione del Pungitopo: attenzione agli esemplari maschi e femmina

Se si desidera, per esempio, preparare del pungitopo per le decorazioni natalizie e si decide di coltivarlo in casa, è possibile adottare due metodi: divisione per cespi o semina.

La cosa importante e creare almeno una pianta maschio e una femmina per avere abbondanti bacche rosse. Per riconoscere l’esemplare femmina è necessario osservare il fiore che all’interno presenta il pistillo.

Partendo dai semi bisogna essere consapevoli che potrebbe servire molto tempo prima di veder spuntare le piante dal terreno. Una caratteristica della semenza è di avere uno spesso strato protettivo che gli permette di rimanere al sicuro durante la fredda stagione invernale.

Questo può impedire o rallentare di molto l’inizio della crescita. In alcuni casi passano anche alcuni mesi, dal momento della semina in vaso, per la nascita dei primi esemplari.

Per provare questo metodo si devono piantare direttamente le bacche di pungitopo nel terreno. Ogni frutto contiene dai 2 ai 3 semi con un grado di fertilità non dei più elevati. Per favorire la germinazione è consigliabile tenere i vasi in un ambiente caldo e umido.

Il periodo idoneo per iniziare la moltiplicazione è l’autunno, mentre se si vogliono piantare solo i semi è necessario farlo in primavera. Dopo circa 12 settimane dall’eventuale nascita si potranno spostare in vasi all’esterno.

Molto più facile e di sicuro successo è il metodo per divisione dei cespi. È sufficiente estrarre dal terreno il cespuglio e tagliare il rizoma in più parti, facendo attenzione che ognuna sia dotata di almeno una radice e un getto.

Un’alternativa è prelevare direttamente i singoli torrioni, provvisti di una parte di radice, che spuntano dal terreno in primavera. Anche in questi casi è necessario creare sempre un’alternanza tra piante femmine e maschio per la certezza di avere esemplari con molti frutti.

Potatura del pungitopo

L’operazione di potatura del pungitopo non richiede né particolare impegno né grandi conoscenze. A fine inverno è sufficiente eliminare tutti i getti più vecchi e secchi per stimolare la pianta a generare dei nuovi rami.

Basta avere l’accortezza di utilizzare un buon paio di guanti per proteggersi dagli aculei e delle cesoie da giardinaggio, visto che i fusti del pungitopo sono abbastanza coriacei.

Innaffiatura: vietato esagerare con l’irrigazione

La fornitura d’acqua deve essere costante nel periodo più caldo della stagione estiva ed in particolar modo se si tratta di giovani piante coltivate in vaso. Per gli esemplari all’aperto, nella maggior parte dei casi, è sufficiente l’acqua ricevuta dalle precipitazioni.

Durante l’inverno la frequenza delle innaffiature diminuisce sensibilmente: per i pungitopo in vaso anche una sola volta al mese, mentre per quelli messi a dimora all’esterno non è necessaria.

L’importante è mantenere il terreno con un minimo grado di umidità senza esagerare, ma soprattutto evitando nella maniera più assoluta i ristagni d’acqua che potrebbero causare il marciume radicale.

Il rusco, come la maggior parte delle specie mediterranee, offre un’ottima resistenza alla siccità. È quindi adatto in quei giardini dove non c’è un accesso diretto a fonti d’acqua. Dimenticare di annaffiarlo non è grave così come lasciarlo senza approvvigionamento idrico quando ci si allontana da casa per lunghi periodi.

I problemi potrebbero nascere con gli esemplari in vaso soprattutto se tenuti in appartamento o su balconi con difficoltà nel ricevere l’eventuale pioggia.

Una volta che il pungitopo viene messo a dimora è una pianta che può benissimo cavarsela da sola utilizzando l’acqua che riceve da madre natura. Serve solo averne cura, durante il primo anno di vita, di innaffiarla in caso di prolungata mancanza di pioggia.

Dopo il secondo anno, quando l’esemplare si è ben affrancato, non è più necessario praticamente nessun intervento irriguo. Se proprio si vuole intervenire è sufficiente inumidire moderatamente il terreno.

Pungitopo: una pianta quasi immune a parassiti e malattie

Il pungitopo è una pianta estremamente resistente e difficilmente viene attaccata da parassiti o colpita da malattie. Il suo peggior nemico è il marciume radicale causato da un’eccessiva annaffiatura o da un terreno poco drenante.

Se la pianta incomincia ad avere un brutto aspetto e una colorazione non più vivida, è molto probabile che le radici stiano marcendo a causa della formazione di funghi parassiti e batteri. In questi casi non c’è molto da fare: gli agenti patogeni attaccano le radici compromettendo la loro funzione di assorbimento delle sostanze nutritive.

Non rimane che estirpare la pianta, provare ad eliminare le radici compromesse e reimpiantarla in un altro punto, sperando che si riprenda. Anche il terreno viene contaminato dai parassiti quindi è opportuno provvedere ad una sua disinfezione prima di coltivare altri esemplari.

Un altro agente patogeno che può colpire il pungitopo è l’oidio. Viene anche comunemente chiamato mal bianco o albugine: sono funghi parassiti che formano una specie di ragnatela bianca sulle foglie delle pianta.

In questo caso è molto facile accorgersi della malattia e poter prendere dei provvedimenti per tempo. Il pungitopo è tuttavia una specie raramente colpita da questo parassita.

Abbiamo visto come il pungitopo coltivazione offra indubbi vantaggi non richiedendo particolare manutenzione o cure impegnative. Cresce e prospera quasi in totale autonomia chiedendo poco e regalando in cambio un aspetto estetico molto gradevole durante tutto l’anno.

Luca Padoin