La cosiddetta vasca Imhoff, altrimenti nota come fossa biologica, serve per smaltire regolarmente le acque reflue domestiche in quelle zone che, risultando isolate e/o lontane dai centri abitati, non sono servite dalla fognatura pubblica.
In quelle aree del nostro paese che risultano scarsamente popolate, specialmente in campagna o in montagna, è piuttosto comune servirsi di una fossa settica Imhoff e tutti, bene o male sanno di che si tratta.
Al contrario chi abita in città, molto spesso, non ha la minima idea di cosa sia un dispositivo di questo genere, addirittura ne ignora persino l’esistenza. Ecco, però, che il giorno in cui, magari, decide di comprarsi un bel rustico in campagna si trova a dover fare i conti con lo scarico delle acque reflue in assenza di rete fognaria.
Cerchiamo, dunque, di capire bene a cosa serve una fossa biologica, com’è fatta, che dimensioni ha, come si istalla, come funziona, quali sono le normative che ne regolano messa in opera e distanze e quanto può costare.
Smaltimento acque reflue
Lo smaltimento delle acque reflue domestiche è di certo un problema che si ripercuote in maniera significativa sia sull’ambiente che sulla salute pubblica, nonché sulla sicurezza e sulle condizioni d’igiene di tutta la comunità. Per evitare di inquinare e di causare problemi di salute, le acque provenienti dagli scarichi vanno sempre adeguatamente trattate. In effetti, in passato, la cattiva gestione degli scarichi, purtroppo ha contribuito allo sviluppo ed alla diffusione di gravi epidemie di malattie come dissenteria, epatite e colera.
Normalmente, le acque reflue si distinguono a seconda della loro origine. Vi sono:
- le acque reflue domestiche, ovvero quelle che provengono non solo dalle abitazioni private, ma anche da esercizi commerciali e attività a esse parificate, come scuole, caserme, alberghi, impianti sportivi, uffici, bar, ristoranti e attività simili. La definizione di acque reflue domestiche, da normativa è: “acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche”;
- le acque reflue industriali definite dal D.L.vo 4/2008 come “acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diversi dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento”;
- le acque reflue urbane, che in pratica sono le acque provenienti dalle pubbliche fognature e dai depuratori comunali e vengono definite come “acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da agglomerato”.
In via del tutto generale, le acque di scarico domestiche si suddividono a loro volta in due tipologie, le acque bianche e le acque nere. Le prime derivano dal dilavamento delle coperture, delle strade e dei giardini ad opera degli agenti atmosferici come pioggia, neve o grandine, nonché dalle acque di raffreddamento e non sono ritenute in alcun modo nocive per l’ambiente.
Le acque nere, invece, sono quelle derivanti dagli scarichi dei bagni e delle cucine, che si caratterizzano per il loro elevato livello d’inquinamento e per le sostanze dannose che possono contenere al loro interno. Tra queste bisogna poi distinguere ulteriormente perché vi sono:
- le acque fecali, ovvero quelle provenienti dai sanitari del bagno
- le cosiddette acque bionde, quelle derivanti da docce, bidet, vasche e lavandini dei bagni
- le acque grigie, provenienti dalle cucine o dalle lavanderie
- e le acque saponate grasse, quelle con presenza di olio e/o detersivi provenienti dalle cucine.
Il modo più semplice e corretto per smaltire le acque reflue domestiche è quello di indirizzarle nella pubblica fognatura attraverso adeguati impianti di scarico. In alcuni frangenti, però, dove per ragioni logistiche e/o economiche non è possibile pensare di collegarsi alla fognatura pubblica, è necessario ricorrere a metodi alternativi che consentano di smaltire le acque reflue, senza disperderle nell’ambiente prima averle adeguatamente trattate. Questo normalmente viene fatto attraverso una fossa biologica e/o con la fitodepurazione. Vediamo esattamente di che si tratta.
Fossa biologica
Quella che normalmente viene definita fossa biologica, o fossa settica convenzionale altro non è che un grande contenitore a tenuta stagna, di forma cilindrica o parallelepipeda, che viene interrato ad una quota prefissata rispetto al piano campagna ed ad una certa distanza dal fabbricato che serve e da altri elementi di un certo interesse, di cui poi parleremo. In superficie si vedono unicamente una botola d’ispezione ed una canna di esalazione dei gas prodotti dalla fermentazione dei liquami.
Oggi, esistono numerose tipologie di fosse biologiche, quella che comunemente viene definita fossa Imoff è in realtà solo una delle alternative possibili. In pratica si ha a che fare con una fognatura statica, in cui i liquami si accumulano, diminuendo il loro potenziale inquinante grazie alla fermentazione ed digestione che avviene ad opera di batteri anaerobici.
In tutti i casi, di norma, le fosse biologiche vengono realizzate in calcestruzzo, in vetroresina, o in plastica resistente, in modo da garantire una perfetta tenuta e l’impermeabilità del prodotto, ma il principio alla base del loro funzionamento è sempre il medesimo.
Ogni fossa, al suo interno viene suddivisa in diverse camere o setti interni, il cui numero e la cui disposizione variano in base alla tipologia. Vi sono sempre, comunque, due aperture collegate ad idonee tubature che collegano la fossa: una in entrata, per l’immissione dei liquami, ed una in uscita per consentire l’espulsione delle acque una volta chiarificate.
Le acque nere provenienti dall’abitazione vengono tutte convogliate all’interno di questo manufatto, o meglio, di un apposito vano al suo interno, dove la componente solida si deposita e fermenta, venendo digerita dai batteri anaerobi che ne riducono la setticità.
In seguito, la parte liquida risultante, oramai depurata dalle deiezioni umane e parzialmente chiarificata, viene diretta, tramite un apposito condotto, al di fuori della fossa e, a seconda dei casi, può essere sottoposta a ulteriori trattamenti (come ad esempio la fitodepurazione), oppure venir utilizzata per concimare e/o irrigare il terreno, o ancora può essere scaricata in un torrente, in un fiume o in un fosso.
Attenzione: fossa biologica e pozzo nero non sono la stessa cosa, ma differiscono in un dettaglio fondamentale. I pozzi neri, infatti, sono dotati unicamente di una tubazione di mandata, che convoglia gli scarichi. Essi, dunque, raccolgono i liquami, che non vengono in alcun modo scaricati e pertanto necessitano periodicamente di essere svuotati.
Come si può facilmente intuire, il requisito fondamentale per una fossa biologica è quello di garantire una perfetta tenuta, così da scongiurare l’eventualità che si verifichino pericolose dispersionidi materiale che potrebbero inquinare la falda acquifera, o i pozzi ed i corsi d’acqua vicini.
In tutti i casi, per prudenza, è preferibile non installare mai una fossa biologica vicino a sorgenti, ruscelli, cisterne e pozzi, specie se questi sono utilizzati per l’approvvigionamento di acqua potabile. Anche per questa ragione, vi è una precisa normativa che regola i vari aspetti inerenti l’installazione di una fossa Imhoff.
Per funzionare correttamente, inoltre, qualunque fossa biologica richiede una costante manutenzione. È necessario procedere con regolarità al suo espurgo, svuotamento e lavaggio mediante getti d’acqua: operazioni che andranno eseguite non in modalità fai da te, ma servendosi di una ditta specializzata.
Tipologie di fosse biologiche
Vediamo di passare molto brevemente in rassegna tutte le principali tipologie di fosse biologiche in commercio e di capire quale sia il loro funzionamento. In tutti i casi la distinzione principale tra un impianto Imhoff ed una fossa biologica tradizionale è che il primo, in assenza di rete fognaria, rende possibile la dispersione dei liquami, una volta trattati, nei terreni, mentre la seconda necessita comunque di un collegamento alla rete e dunque non può servire abitazioni isolate in piena autonomia.
Fossa biologica tipo chiarificatore e sedimentatore
Le fosse biologiche di questo tipo, in realtà, non possono sostituire completamente l’allacciamento alla fognatura, perché non consentono di disperdere nel terreno o nei corsi d’acqua la frazione liquida trattata.
Il chiarificatore, a pianta circolare o rettangolare, si compone di una vasca divisa in tre comparti sovrapposti. In quello superiore, dotato di due pareti inclinate convergenti verso il centro della vasca, vengono immessi i liquami grezzi e si accumulano i fanghi leggeri.
In quello centrale avviene la parziale chiarificazione dei liquami e tramite un apposito tubo vengono fatte defluire le acque parzialmente trattate. In quello inferiore si depositano i fanghi pesanti, che, sebbene in parte digeriti dai batteri anaerobici, vanno rimossi e smaltiti periodicamente. Il sedimentatore è anch’esso diviso orizzontalmente in tre parti: è molto simile a un chiarificatore e lavora con lo stesso principio.
Fossa Varese
Anche la cosiddetta fossa modello Varese non è adatta alle abitazioni non servite dalla pubblica fognatura, perchè non è possibile immettere la frazione liquida dei liquami trattati nel terreno o nei corsi d’acqua. Si ha a che fare con una vasca cilindrica, in questo caso, divisa verticalmente in due sezioni con dimensioni diverse.
Nella parte più grande, che è quella che contiene il tubo di entrata, vengono immessi i liquami grezzi, che poi si separano in fanghi leggeri (che restano più vicini alla superficie), e fanghi pesanti (che si depositano sul fondo della vasca). Sul fondo della vasca avviene poi la digestione da parte dei batteri anaerobi, che riducono la setticità dei fanghi producendo acqua, metano e anidride carbonica.
Il setto tra i due comparti permette alla frazione liquida dei liquami parzialmente chiarificati di passare nella seconda camera, dove si verifica un secondo processo di decantazione. Infine, le acque chiarificate escono dalla fossa per mezzo di un deflettore e di un’apposita tubazione di scolo e sono pronte per essere immesse nella fognatura pubblica.
Il processo completo di decantazione, digestione e chiarificazione avviene in circa 60 giorni e produce un residuo solido che va estratto periodicamente.
Fossa biologica Imhoff
La fossa Imhoff, tra le fosse biologiche, è certamente una delle tipologie più elaborate e perfezionate, tant’è vero che è in grado di sostituire efficacemente l’immissione delle acque nere in fognatura.
In questo caso, infatti, la frazione liquida dei liquami trattati può venir tranquillamente dispersa nel terreno, o in alternativa utilizzata per la sub-irrigazione. Per questa ragione, solitamente, nelle abitazioni isolate si ricorre sempre all’installazione di un pozzo imhoff che assicuri un sistema igienico e sicuro per il trattamento delle acque nere provenienti dagli scarichi domestici.
Fossa Imhoff funzionamento
Le dimensioni di una vasca Imhoff, ovviamente, variano in base al numero di utenze e scarichi che si prevede di collegate. Lo schema di funzionamento di una fossa Imhoff è abbastanza semplice.
L’interno della vasca è diviso in due scompartimenti sovrapposti. Quello superiore, detto comparto di sedimentazione, ha la forma di un imbuto ed in esso vengono immessi i liquami e si depositano i fanghi leggeri. Nello scomparto inferiore, detto comparto di digestione, si accumulano i fanghi pesanti ed avviene il cosiddetto processo di digestione anaerobica, attraverso il quale si producono dei bio-gas che vengono poi espulsi attraverso sfiatatoi laterali.
I fanghi digeriti, invece, sono estratti dal fondo della vasca e convogliati in una zona dove possono seccare, in modo tale che l’acqua possa invece essere chiarificata ed espulsa.
Il setto di separazione tra i due scomparti è dotato di fori di collegamento e proprio la conformazione ad imbuto della camera superiore favorisce il deflusso dei fanghi da un settore all’altro. Infine, per mezzo di un’apposita tubazione verticale le acque chiarificate vengono convogliate dal comparto di digestione verso all’esterno e disperse nel terreno o sottoposte a ulteriori trattamenti.
Esistono però delle regole precise da rispettare per la corretta installazione di una fossa Imoff. Non si può pensare di posizionarla a propria discrezione, senza autorizzazione, né tanto meno dove meglio si crede. La vasca deve essere interrata ad almeno 1,20 metri di profondità e la distanza della fossa imhoff dall’abitazione deve essere almeno di 1 metro (meglio 2). Questa va posizionata su un letto di sabbia, in modo da evitare la fuoriuscita di liquami da una sezione all’altra e sempre in una zona esterna all’impronta dell’edificio da servire: mai direttamente sotto la casa.
Inoltre, qualunque fossa Imhoff deve essere distante almeno 10 metri da pozzi, serbatoi e tubazioni dell’acqua potabile, per esser sicuri che non possano in alcun modo venir contaminati.
Manutenzione della fossa biologica
La corretta e puntuale manutenzione di una fossa biologica è fondamentale per garantirne un corretto funzionamento. Le prime accortezze da avere riguardano l’utilizzo idoneo dei servizi igienici e degli scarichi. Nel wc, infatti, non bisognerebbe mai gettare nulla di diverso dalla carta igienica. Banditi dunque cotton fioc, plastica, assorbenti, dischetti struccanti e carta che non sia quella igienica.
Questi infatti otturano gli scarichi e finiscono per depositarsi nella vasca impedendone il normale funzionamento. Almeno una volta l’anno bisognerebbe rivolgersi ad una ditta specializzate che effettui lo svuotamento eliminando i fanghi solidi attraverso aspirazione e conferendoli poi ad un depuratore o ad una discarica autorizzati.
A quest’operazione segue poi un lavaggio, con disincrostazione, della vasca e delle tubazioni, sia di immissione che di deflusso. Così facendo la fossa biologica, mantenuta in buone condizioni, può durare fino a 40 anni.
Normativa fossa biologica
Innanzitutto, come già accennato, è bene ribadire che non è pensabile installare una fossa biologica a servizio della propria casa senza chiedere nulla a nessuno. Bisogna seguire un iter burocratico ben preciso e piuttosto complesso, tenendo sempre conto anche dei regolamenti e delle norme igienico sanitarie vigenti nel Comune interessato.
In realtà, il cosiddetto Testo unico ambientale, ovvero il Decreto Legge 152/06, sancisce che per poter disperdere i liquami nel terreno, a valle della fossa biologica debbano essere installati ulteriori sistemi di trattamento e depurazione, come:
- un depuratore a fanghi attivi
- un depuratore a filtro percolatore
- oppure altri sistemi ritenuti appropriati dalla legge.
Detto ciò, la normativa nazionale che regola il funzionamento delle fosse biologiche è la Legge n° 319 del 1976, alla quale si affiancano poi varie disposizioni a livello regionale, provinciale e comunale, diverse a seconda di dove ci si trovi ad operare.
La procedura prevede che venga sempre inoltrata una richiesta di autorizzazione allo scarico, debitamente corredata dalla relazione di un geologo, con disegni e valutazioni tecniche relative alla natura del terreno in cui verrà installato l’intero impianto; nonché progetti e relazioni sull’impianto redatte e firmate da un tecnico abilitato.
A questo punto il Comune, analizzerà la richiesta e disporrà che venga effettuato un sopralluogo. Sulla base di quanto emerge da questo rilievo sarà possibile definire le dimensioni precise della fossa da installare, anche in previsione del volume di liquami che si pensa di produrre, che chiaramente varierà a seconda del numero di componenti del nucleo familiare da servire.
La normativa prevede, poi, che per poter installare una fossa Imhoff sia necessario anche un certificato di idoneità rilasciato dall’ASL che attesti la rispondenza a determinati requisiti. Questo viene emesso all’ASL dopo aver effettuato un’analisi su un campione di liquame proveniente dal pozzetto di prelievo. Tale certificato inoltre va rinnovato ogni 4 anni. Qualora doveste dimenticarvi di inoltrare richiesta di rinnovo vi toccherà richiedere nuovamente l’autorizzazione allo scarico.
Prezzo fossa Imhoff
Difficile dire quanto possa costare una fossa biologica. Innanzitutto, molto dipende dalla tipologia e dalle dimensioni prescelte.
Ciò non toglie che oltre al costo della vasca, che peraltro varia in base al materiale con cui è fatta, bisogna aggiungere quello per lo scavo, per i lavori di collegamento, per il geologo, il tecnico progettista, i permessi e quant’altro.
Giusto per avere un’idea, per l’acquisto, la posa e la messa in funzione di una fossa Imhoff che serva l’abitazione, tra una cosa e l’altra, si parla di cifre che complessivamente possono aggirarsi attorno ad una decina di migliaia di euro. Senza contare poi i costi per la manutenzione.
Chiaramente, però, chi abita in luoghi isolati, se non ha possibilità di collegarsi alla rete fognaria pubblica, non può fare a meno di dotarsi di una fossa Imhoff, così come potrebbe dover necessitare di un pozzo artesiano oppure potrebbe sfruttare il recupero delle acque piovane.
In questi casi è sempre bene rivolgersi a ditte specializzate, che eventualmente sapranno indicarvi anche il nominativo di un tecnico di zona esperto in materia, che curi per voi la parte più burocratica della questione.