Se dovete vendere casa ed il notaio vi richiede il certificato di conformità degli impianti e voi non avete la minima idea di che cosa stia parlando, nessuna paura!
Vediamo di capire insieme a cosa ci si riferisce quando si parla di certificazione di un impianto idraulico, ma lo stesso vale anche per quello elettrico, così come per quello del gas e per il riscaldamento, quando è obbligatorio possederli o esibirli, chi è tenuto a rilasciarveli ed in quali casi dovete pretendere che tale documentazione vi venga fornita da chi ha eseguito dei lavori nella vostra abitazione.
Cosa si intende per certificato impianto idraulico (ma non solo!)
Iniziamo chiarendo che viene definita certificazione o dichiarazione di conformità di un impianto quel documento, rilasciato dal tecnico che ha provveduto all’installazione dello stesso, mediante il quale si attesta la sua completa rispondenza e la sua adeguatezza rispetto alle norme vigenti e alle specifiche tecniche richieste.
L’impresa o l’artigiano che in casa vostra viene chiamato ad eseguire l’installazione oppure lavori di integrale rifacimento e/o adeguamento alla normativa di un determinato impianto (idrico-sanitario, elettrico, o altro ancora) al termine di questi è tenuto a consegnarvi il certificato di conformità.
Questo tipo di documento fa la sua comparsa nel 1990, con la legge n. 46, che è poi stata sostituita dal Decreto Ministeriale n. 37 del 22 gennaio 2008, emanato proprio con l’intento di riorganizzare in un unico provvedimento legislativo le varie norme vigenti relative alla sicurezza degli impianti e di scongiurare il verificarsi di incidenti domestici dovuti al mal funzionamento degli impianti.
Per gli impianti realizzati prima dell’entrata in vigore della suddetta legge il decreto 37/08 ha introdotto la cosiddetta Dichiarazione di Rispondenza (DIRI), che deve essere redatta a cura di uno dei soggetti previsti dall’art. 7 comma 6 del DM 37/08.
Sappiate però che è possibile sostituire il certificato di conformità con una Dichiarazione di Rispondenza solo se gli impianti sono stati realizzati prima dell’entrata in vigore del DM 37/08 e questa dichiarazione può essere resa da un tecnico abilitato come impiantista o dal responsabile tecnico di un’impresa abilitata che esercitano da almeno 5 anni e deve essere supportata da accertamenti e sopralluoghi volti a verificare l’effettiva rispondenza dell’impianto alla normativa.
Un impianto realizzato dopo il 2008 non può essere “sanato” con una Dichiarazione di Rispondenza: in questi casi è necessario rimettere mano all’impianto e redigere una nuova dichiarazione di conformità.
La Dichiarazione di Conformità è di fatto un documento importantissimo che tutela il committente, descrivendo come è stato realizzato un impianto, secondo quali normative, ma che, erroneamente, spesso, purtroppo non viene richiesto.
Attenzione: nel caso in cui i lavori di ristrutturazione nel vostro immobile intervengano sostituendo o modificando solo in parte un impianto esistente, il certificato che vi verrà rilasciato dall’impresa sarà relativo alla sola parte modificata, ma dovrà comunque anche tenere conto anche della funzionalità e della sicurezza della totalità dell’impianto ed in tutti i casi dovrete esigerlo!
Per quali impianti è prevista la dichiarazione di conformità ed in cosa consiste
La dichiarazione di conformità è obbligatoria per tutti i tipi di immobili, non solo per le abitazioni, e per tutti i tipi di impianti, ovvero nello specifico:
– impianti elettrici;
– impianti di protezione dalle scariche atmosferiche;
– impianti di automazione di porte e cancelli;
– impianti radiotelevisivi;
– impianti di riscaldamento, condizionamento e climatizzazione;
– impianti idro-sanitari;
– impianti gas;
– impianti di sollevamento (ascensori, montacarichi, scale mobili);
– impianti di protezione antincendio.
La dichiarazione di conformità di un impianto viene redatta sulla base di un modello pubblicato in allegato al D. M. 37/08, che è stato inseguito modificato con la pubblicazione del Decreto 19 maggio 2010; essa deve contenere tutta una serie di dati obbligatori, come il tipo di impianto, i dati del responsabile tecnico dell’impresa, del committente e del proprietario dell’immobile, i dati relativi all’ubicazione dell’impianto, i materiali impiegati e la rispondenza alle norme vigenti.
Inoltre al certificato devono seguire degli allegati, pena la nullità dello stesso, ovvero: il progetto dell’impianto (obbligatorio però solo per immobili con determinate caratteristiche dimensionali); lo schema d’impianto (in mancanza di un progetto); la relazione tipologica (o l’elenco dei materiali impiegati) ed il certificato di iscrizione alla Camera di Commercio della ditta che ha realizzato i lavori.
Infine la Dichiarazione di conformità va redatta in diverse copie, da consegnare all’utilizzatore dell’impianto e/o al committente: due copie vanno firmate dal committente per ricevuta e di queste una va presentata dall’installatore allo Sportello Unico dell’Edilizia del comune in cui è ubicato l’impianto (in genere alla presentazione della fine lavori vengono allegate anche le certificazioni).
Quando vi viene richiesto il certificato di conformità degli impianti
Innanzitutto il certificato di conformità degli impianti è necessario per richiedere il certificato di agibilità di un immobile, pertanto è importantissimo che l’impresa che segue lavori di una certa entità nella vostra abitazione ve lo rilasci.
Inoltre la dichiarazione di conformità degli impianti va allegata agli atti di rogito, per cui in caso di vendita di un immobile, ma anche di trasferimento dello stesso a qualunque altro titolo, è necessario esserne in possesso.
Detto ciò accade molto spesso che, specie per abitazioni piuttosto datate, si rogiti in mancanza di tale documentazione: questo di fatto non determina la nullità dell’atto, ma nel caso in cui manchino i certificati di conformità questo deve essere specificato nell’atto e l’acquirente deve impegnarsi a far adeguare l’impianto a sue spese, rendendolo rispondente all’attuale normativa.
La stessa cosa vale anche in caso di locazione, comodato o qualunque altro genere di cessione di utilizzo dell’immobile a terzi, sebbene anche in questi frangenti la legge consenta di derogare a questo obbligo, a patto che in tal senso vi sia un accordo consensuale, firmato da entrambe le parti. Attenzione però perché se li vostro inquilino dovesse infortunarsi perché gli impianti sono vetusti e non a norma potreste esserne chiamati a risponderne!
Queste certificazioni poi possono essere necessarie nel caso in cui ad esempio voi facciate richiesta, per un attività commerciale, del nulla osta sanitario, oppure anche per poter ottenere il Certificato Prevenzione Incendi di uno stabile.
In tutti i casi sappiate che per il mancato rilascio del certificato da parte dell’impresa che esegue i lavori, sono previste sanzioni amministrative che vanno da un minino di 1.000 ad un massimo di 10.000 euro.
Pertanto se, ad esempio, vi accingete a rifare il bagno, a fine lavori ricordatevi di richiedere la certificazione del nuovo impianto idraulico!
Buona sera Sara… Ho letto con molto interesse questo articolo sulla ”Certificazione impianto idraulico” perchè neanche all’ordine degli Ingegneri sanno con precisione darmi una spiegazione è sono un pò confuso. Mi chiamo Gregorio Voci e sono un giovane professionista, posseggo una laurea triennale in Ingegnere Civile e una laurea specialistica magistrale in Ingegneria Idraulica (ho fatto i sostanza il percorso di laurea 3+2) e sono iscritto all’ordine degli ingegneri SEZIONE ‘A’ da due anni. In poche parole vorrei chiederle: posso firmare certificati di conformità degli impianti? CERTIFICATI DEGLI IMPIANTI! Di quali impianti posso firmarli se è SI? Posso collaborare con idraulici e fargli la progettazione degli impianti idrici e poi firmargli i certificati?
Buongiorno Gregorio,
noto con piacere che siamo colleghi e sono davvero contenta che lei abbia trovato il mio articolo chiaro ed esaustivo.
Io sono iscritta all’Ordine degli ingegneri di Milano da 12 anni e con una laurea del vecchio ordinamento, pertanto allora era possibile iscriversi in tutte e tre le sezioni a)b)c) e così ho fatto. Nonostante ciò non ho mai firmato un certificato di conformità degli impianti nè mi è capitato di vederne formati da qualche collega.
Il “certificato di conformità degli impianti”, che verifica di fatto che tutto sia stato eseguito a regola d’arte, dovrebbe firmarlo chi materialmente lo esegue e solitamente ogni impresa o artigiano, che lavora regolarmente ed è in possesso di DURC, dovrebbe essere in grado di produrre in autonomia questo tipo di documento. Stiamo parlando di normali impianti domestici chiaramente, che non necessitano di una vera e propria progettazione.
Diversa invece la situazione in cui serva un vero e proprio progetto di impianti. In quel caso per chiudere la pratica edilizia a fine lavori viene chiesto, non solo per gli impianti ma per ogni cosa sia stata realizzata, di firmare un’asseverazione in cui noi professionisti ci assumiamo la responsabilità che tutto sia stato eseguito esattamente come previsto nei disegni e nei documenti di progetto.
È pur vero che oggi la progettazione degli impianti (a partire dal semplice dimensionamento) è molto più complessa di un tempo, pertanto non è inusuale che un idraulico abbia un professionista di fiducia, a cui affidare la progettazione e il dimensionamento dell’impianto (specie in ottica di efficienza energetica e per ciò che concerne l’impianto di riscaldamento o la produzione di acqua calda sanitaria mediante pannelli solari).
In questo casi le potrebbe venir chiesto di firmare il progetto, ma a mio avviso resta a carico di chi lo installa firmare il certificato di conformità. Un consiglio: Già oggi sono sempre più numerose le responsabilità che un professionista deve prendersi, meglio non assumersi volontariamente anche quelle che teoricamente non ci competono, perché se dovesse esserci qualcosa che non va come si deve, la colpa sarebbe la nostra!
Spero di esserti stata utile e che continuerai a leggere i nostri articoli.
In bocca al lupo per la sua professione, mi auguro che anche in futuro i nostri articoli le possano essere utili!
Buongiorno Sara. Avrei cortesemente da chiederle un parere: debbo procedendo alla chiusura dei lavori per una CILA all’interno di una unità immobiliare (rifacimento dell’impianto idrico-sanitario di un bagno esistente, sostituzione caldaia ed infissi). Oltre alla Comunicazione di Fine Lavori, ho presentato al comune il modulo SCA (segnalazione certificata di agibilità) al quale ho allegato, ovviamente, la dichiarazione di conformità dell’impianto idraulico. Il tecnico del comune me l’ha rigettata perchè ha detto che manca la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico (sul quale, come da lavori previsti nella CILA non si è proprio intervenuti!!). Come posso risolvere secondo lei? E’ giusta questa loro richiesta? Posso allegare una dichiarazione dove asserisco che non si è intervenuti sull’impianto elettrico del bagno? La ringrazio anticipatamente e le faccio i complimenti per il suo articolo. Buona giornata.
Buongiorno,
purtroppo in questo caso, il Comune per concederle l’agibilità è normale che pretenda la certificazione di tutti gli impianti: elettrico, idrico e gas. Non ha nulla a che vedere con la CILA e con il tipo di lavori eseguiti.
Ma la domanda è: come mai ha richiesto l’agibilità? Non ne era già in possesso? in genere un’abitazione agibile resta tale anche dopo i lavori, non serve richiederla nuovamente.
Non so se ho risolto il suo dubbio, spero di sì.
Un saluto e mi auguro di poterle essere ancora utile e che continui a leggerci!
Sara
Sara, anzitutto grazie per la risposta. Per quanto concerne la tua domanda, i lavori effettuati ricadono all’art. 24 comma 2 punto c del DPR 380/2001. Sostanzialmente agibilità deve essere richiesta in caso di:
• nuove costruzioni
• ricostruzioni o sopraelevazioni anche parziali
• realizzazione di interventi che possano cambiare le condizioni di salubrità, igiene, sicurezza, risparmio energetico o funzionalità degli impianti. Io con il mio intervento ho agito sul risparmio energetico e funzionalità impianti. Conviene con me? Grazie ancora per il servizio che offrite.
Questo l’art. da lei citato
Art. 24 (L) – Agibilità
(articolo così sostituito dall’art. 3 del d.lgs. n. 222 del 2016)
1. La sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente, nonché la conformità dell’opera al progetto presentato e la sua agibilità sono attestati mediante segnalazione certificata.
2. Ai fini dell’agibilità, entro quindici giorni dall’ultimazione dei lavori di finitura dell’intervento, il soggetto titolare del permesso di costruire, o il soggetto che ha presentato la segnalazione certificata di inizio di attività, o i loro successori o aventi causa, presenta allo sportello unico per l’edilizia la segnalazione certificata, per i seguenti interventi:
a) nuove costruzioni;
b) ricostruzioni o sopraelevazioni, totali o parziali;
c) interventi sugli edifici esistenti che possano influire sulle condizioni di cui al comma 1.
Ora gli interventi che lei ha eseguito di certo migliorano e non compromettono la salubrità degli ambienti.
Personalmente, in Lombardia, ho presentato diverse pratiche di ristrutturazione, che prevedevano magari solo il rifacimento del bagno o di altro e mai mi è stata chiesto di riprevedere l’agibilità,
a meno di non avere realizzato un’unità immobiliare nuova, magari trasformando un sottotetto o altro che abitazione prima non era, o a meno che (come spesso accade per immobili molto datati) a suo tempo non sia stata chiesta l’agibilità.
Questo purtroppo accade abbastanza spesso per edifici precedenti agli anni ’80.
In tutti i casi, specie ora che tutto è gestito on line, tutto è molto più rigido e schematico e se nel comune in cui lei ha eseguito i lavori pretendono la richiesta di agibilità dovrà farne richiesta…
Difficile però che trovi qualcuno che senza rimetter mano agli impianti le rilasci una certificazione, questo è certo!
Non so se le sono stata utile.
In bocca al lupo per la vostra chiusura dei lavori.
Sara
Si, infatti, sono perfettamente d’accordo con lei. Però, essendo stato realizzato l’impianto in data antecedente agli anni 90, dovrebbe bastare una dichiarazione di rispondenza degli impianti (DIRI) redatta da un tecnico abilitato. Concorda? Grazie ancora.
Buongiorno,
Io vorrei fare un bagno in camera, e installero’ bidet wc lavabo e piatto doccia.
Mettero’ un paio di prese per la.luce.
Devo fare le certificazioni? Anche se ho gia in mano quelli che mi hanno dato al momento di acquisto della casa?
Grazie mille.
Buongiorno.
Iniziamo a dire che sicuramente, nel suo caso, la certificazione dell’impianto idraulico, quantomeno per la nuova porzione, deve essere rilasciata.
Per ciò che concerne invece l’impianto elettrico, da quanto ho capito il suo impianto è abbastanza nuovo e già certificato. Se così è,
l’elettricista che ci mette mano può rilasciarle un foglio firmato, da allegare alla certificazione esistente e dove dichiara che sono state apportate alcune modifiche, specificare di che tipo, che sono minime rispetto all’esistente e che non inficiano in nessun caso la certificazione preesistente.
Detto ciò, tutto dipende da cosa ha dichiarato in fase in presentazione della pratica edilizia, sia essa anche una semplice CIA, CILA o CIL.
Se ha dichiarato di apportare modifiche all’impianto elettrico, per chiudere la pratica potrebbero chiederle una certificazione dello stesso.
Spero di esserle stata utile.
Un saluto e mi auguro che continui a leggere i nostri articoli e le possano essere utili!
Sara
Buongiorno, mi occupo di ristrutturazioni e volevo un chiarimento in merito alla certificazione dell’impianto idraulico.
So che gas ed elettricità sono soggetti alla certificazione ma mi è sempre stato detto che per l’impianto idraulico (tubazioni carico e scarico) la certificazione non è obbligatoria per legge.
Le chiedi quindi se la legge prevede che sia dovuta al pari di gas e luce oppure è si rilasciabile ma non obbligatoria.
Grazie
Buona serata
Maurizio
Buongiorno,
nel caso di ristrutturazioni, spesso non viene rilasciata la certificazione dell’impianto idraulico solo perchè a tutti gli effetti l’impianto non viene sostituito.
Se, come avviene nella maggior parte dei casi si rifa un bagno, semplicemnete ssotituendo i sanitari ma non le tubature allora non ci sarà certificazione,
se invece si interviene cambiando la disposizone degli elementi e nel qual caso si sostituicono anche le tubazioni, allora viene rilasciata la certificazione.
Spero di esserle stata utile e che contini a trovare i nostri articoli di suo interesse.
Buongiorno. Complimenti per l’articolo. Vorrei proporre un quesito che mi riguarda personalmente. Nel 2011 ho acquistato un immobile la cui costruzione è risalente agli anni 50 circa. Mi sono accinto a fare una ristrutturazione totale. Ho costruito personalmente (non sono un tecnico ma solo un appassionato di fai da te) di sana pianta tutti gli impianti (elettrico, idrico, riscaldamento). Non essendo del settore non ero a conoscenza che servissero le certificazioni per eseguire le dovute variazioni catastali. Come posso procedere in questo caso? Posso chiamare dei professionisti per fare certificare il lavoro che ho fatto io? Spero di poter uscire fuori da questo limbo. Grazie per la cortese attenzione.
Buongiorno,
purtroppo la situazione che lei mi ha illustrato non è assolutamente contemplata, specie quando si trata di impianti. Questi devono tassativamente essere fatti solo da imprese abilitate alla loro realizzazione.
Difficile ora uscire dall’impiccio. Per mia esperienza non troverà mai qualcuno disposto ad assumersi la responsabilità di firmare una certificazione di un impianto, tanto più eseguito “Fai da te”, neppure dietro compenso.
L’unico modo per uscirne è far mettere mano agli impianti, ed una volta rivisti e modificati da parte di chi lo fa di mestiere le rilasceranno la certificazione.
Il problema non è tanto catastale, quanto comunale e di abitabilità dell’immobile, senza contare che se volesse venderlo o, peggio ancora, affittarlo, così sarebbe impossibile.
So che non è la risposta che sperava di ottenere, ma purtroppo con gli impianti non si scherza, è una questione di siscurezza.
Le auguro una buona giornata e spero che, anche in futuro, continui a leggere i nostri articoli.
ciao Sara,
ho un problema non so cosa fare.
guarda io debo fare la idoneita abitativa e mi chiedeno gli certificazione dei impianto idraulico , e a gas metano . sono una arredataria . come devo fare.
devo farlo io da un idraulico ? opure il propietario debe farlo?
Buongiorno.
Con arredataria intende dire che lei è l’affittuaria?
In questo caso, il proprietario dell’immobile, insieme al contratto d’affitto dovrebbe averle garantito impianti certificati e che l’immobile abbia l’abitabilità, oltre a fornirle eventuale libretto caldaia (se impinato autonomo) e
certificazione energetica dell’immobile;
diversamene non potrebbe neppure affitarlo con un regolare contratto d’affitto.
Spero di esserle stata utile e le auguro una buona giornata
Buonasera Sara, sono in procinto di rogitare un appartamento di mia proprietà. Mi è stato richiesto certificato conformità impianti. L’appartamento che sto vendendo è datato e gli impianti erano funzionanti fino al 2010, quando abbiamo chiuso utenze, gli impianti però sono del 1986 quando i miei genitori hanno comperato e ristrutturato la casa. che documentazione dovrei presentare? DIRI, DICO oppure…perchè se no ai nuovi proprietari non allacciano le utenze. Inoltre il tecnico mi ha chiesto un sacco di soldi.
Buonasera,
nessuno le certificherà mai degli impianti degli anni ottanta a patto di non rifarli secondo normativa attuale!
Detto ciò in genere chi acquista soluzioni datate accetta che non vi siano le certificazioni prevedendo di ristrutturare tutto…
Probabilmente i suoi acquirenti, invece, sono sulle spese e non vogliono fare nulla.
In questo caso possono pretendere i certificati per acquistare: lei può mettere a norma gli impianti e spendere per rifarli) o trovare altri compratori che vogliano ristrutturare.
Un saluto
Buonasera io sto facendo rifare gli impianti idrico,elettrico e sanitario.il certificato di conformità è l’ape?
l’insieme di queste tre certificazioni prende il nome di ape?
assieme ai certificati deve essere rilasciata la fattura ,oppure è trscurabile richiderla o esigere essa, giusto per portare un esempio se scoppia un incendio ed io ho solo la certificazione e non ho la fattura a cosa si andrebbe incontro?Anche perchè la fattura si puo’ anche smarrire ,penso che faccia fede la certificazione o le certificazioni.Quanto dovrebbero costare le ceritificazioni ovvero di gas, elettricità e impianto idrico?Il costo è singolarmente per ogni certificazione,oppure dovrebbe essere un certificato unico che le accorpa tutte e tre.Grazie per la sua competenza e disponibilità.
Buongiorno
Assolutamente NO! APE = Attestato di Prestazione Energetica è una cosa, certificato di conformità degli impianti tutt’altra.
Non c’è un costo a parte per i certificati di conformità, perchè il certificato deve essere rilasciato da chi fa l’impianto, sempre!!!
Legga i nostri articoli a rigurado vedrà che si chiarirà le idee…
Un saluto
Buongiorno , le volevo chiedere se in fase di vendita di un immobile residenziale è OBBLIGATORIO oltre alla certificazione dell’impianto elettrico rilasciare anche quella dell’impianto idraulico.
grazie
Buonasera,
sì tutte le certificazioni (idraulica, elettrica e gas) più il libretto caldaia (se singola) sono documenti richiesti…
Si può fare anche senza ma va specificato nell’atto.
Un saluto
Buonasera
A tal proposito avrei da porle una domanda. Sto comprando casa e ho intenzione di fare un bagno al piano superiore. Il costruttore ci ha rilasciato la dichiarazione di conformità dell’impianto ma non gli schemi idraulici poiché dice che sono ad uso interno. Il problema è che abbiamo necessità di conoscerli per capire dove intervenire (c’è stato detto che sono state fatte predisposizioni per costruire un nuovo bagno ma non sappiamo dove) possiamo in questo caso prerenderle?
Grazie
Buongiorno,
il costruttore anche se effettivamente non ha l’obbligo di darle un disegno dell’impianto dov’è la predisposizione sicuramente sa dirglielo.
Le colonne di scarico, peraltro, sono obbligatoriamente segnate sui progetti, anche su quelli depositati in comune.
Il mio consiglio in questi casi, però, è sempre quello di lasciar fare i lavori all’impresa che ha costruito, che sa dove mettere le mani e come.
Un saluto
Buongiorno. Complimenti per l’articolo veramente interessante. Mi zia dovrebbe vendere casa ha tutto in regola a livello urbanistico, gli e stata rilasciata nel 2009 l’agibilità e la concessione edilizia in sanatoria per avere sanato una veranda. Mi chiedevo essendo che mia zia non trova nessuna certificazione in merito all’impianto idrico ed elettrico e dovremmo vendere la casa. Nella proposta di acquisto che clausola dovremmo scrivere non penso basta scrivere impianti elettrici ed idrici non a norma ? L’Acquirente ne è a conoscenza ovviamente che l’impianto non è a norma. Grazie in anticipo per la risposta
Buongiorno,
non si preoccupi, è normale, specie per edifici datati, che non si abbiano certificazioni. Tanto se uno compra per ristrutturare poco importa…
L’importante è che nell’atto di vendita sia specificato che non ci sono certificati di conformità e che sarà cura dell’acquirente mettere tutto a norma.
Un saluto
Buongiorno, vorrei avere un’informazione: quanto dura la dichiarazione di conformità? Comporta l’obbligo di garantire dai vizi? e ultima cosa: se un altro idraulico viene chiamato per effettuare dei lavori, la dichiarazione di conformità viene meno?
Grazie
Buongiorno,
non c’è una data di scadenza vera e propria… certo è che tra venti o trent’anni la conformità di lavori eseguiti oggi probabilmente varrà ben poco!
Se chiama un altro impiantista dipende dal lavoro che deve fargli… se si tratta di modifiche grosse o importanti deve rilasciarle una sorta di “aggiunta” al certificato di conformità iniziale che riguarda solo la porzione aggiunta o modificata.
Spero di esserle stata utile
Saluti
Salve mi chiamo Michele e le volevo chiedere un ‘informazione : ho rifatto da poco 2 bagni a casa mia sostituendo tutti le tubazioni, sanitari, piastrelle ecc e l’impresa che ha fatto i lavori deve ancora presentarmi le conformità dei lavori idraulici fatti nonostante siano terminati in novembre 2017.
Il mio comune di residenza mi chiede per chiudere la pratica edilizia tali conformità che l’impresario non ha ancora fatto e mi dice che non servono :come posso tutelarmi ?
Grazie e complimenti per l’ articolo
Buongiorno,
purtroppo lei doveva esigerli subito i certificati e solo una volta avuti saldare la fattura di pagamento. Ora la vedo dura…
Peraltro temo che chi ha fatto i lavori se non le vuole rilasciare certificazione è perchè non ha davvero adeguato e messo a norma tutto.
Mi spiace, ma le certificazioni andrebbero pretese subito: vuoi che ti paghi la fine lavori? Rilasciami i certificati di conformità!
Un saluto
Buongiorno, le espongo il mio problema sperando in un suo gentile riscontro. Sto per acquistare una casa degli anni 60. La proprietaria sostiene di aver rifatto completamente impianto elettrico ed impianto idrico 8 anni fa, durante la ristrutturazione. Il certificato che mi rilascia però, datato il mese scorso, attesta solo la conformità dell’impianto, ovvero che sia a norma. La proprietaria afferma di non avere un certificato che attesti che l’impianto sia stato rifatto nel 2008, anche se, a suo dire, è così. Come faccio quindi ad essere certa che l’impianto, oltre che ad essere a norma, sia anche stato rifatto e quindi non sia lo stesso degli anni 60 semplicemente messo a norma?
Buongiorno,
partiamo dal presupposto che quello che la proprietà deve fornirle per la vendita è esattamente il certificato che tutto sia a norma.
Detto ciò se un impianto anni ’60 (ma anche risalente agli anni ’90) non è stato rifatto è impossibile che oggi sia a norma.
Il fatto che il certificato sia datato il mese scorso non fa però ben pensare: non si potrebbe neppure fare una cosa del genere, spero che il certificato l’abbia rilasciato l’elettricista che a suo tempo ha eseguito il tutto
e magari si era “scordato” di rilasciarlo a fine lavori. Anche perchè sappia che quello che era a norma nel 2008 oggi già per non è più esattamente congruo, ma è comunque sufficiente per vendere.
Volendo può approfondire la cosa facendo dare un’occhiata a un elettricista di sua fiducia, ma la questione secondo me è differente….
Se l’impianto non fosse rifatto non acquisterebbe? O la “cosa” le serve per ottenere uno “sconto” sul prezzo di vendita? In tutti i casi, è certo di non dover rimettere comunque mano all’impianto per spostare
o aggiungere prese e punti luce? Bisogna capire qual’è realmente il problema in merito.
Spero di esserle stata utile.
Un saluto
in seguito alla ristrutturazione del mio locale commerciale, ho richiesto il rilascio del certificato di agibilità nel quale ho allegato, tra i tanti documenti, anche la dichiarazione di conformità impianti (elettrici). il tecnico al comune mi ha bloccato la pratica perché vuole anche il certificato degli impianti idrici, che effettivamente sono stati rinnovati ma, di cui sono sprovvisto del medesimo certificato in quanto la realizzazione è stata eseguita dall’impresa edile e non dall’impiantista specifico.
Come posso risolvere? é obbligatori fornire doppio certificato?
grazie.
Buonasera,
sì, per chiudere la pratica ed avere l’agibilità devono esserci tutti i certificati….
Non credo che l’impianto idrico possa essere stato rifatto senza l’ausilio di un idraulico, che poi questo fosse interno all’impresa poco importa.
Chi ha messo mano all’impianto se non può fornirle certificato significa che non era abilitato a fare i lavori per cui è stato pagato.
Spero riesca a risolvere. Un saluto
buongiorno, ottimo post e informazioni molto utili; vorrei porre questo quesito. Ho comprato nel 2017 un appartamento (costruito negli anni 50) che ho fatto ristrutturare con apertura della CILA. Al rogito mi hanno consegnato un APE senza certificazioni degli impianti. Durante la ristrutturazione ho fatto rifare gli impianti IDRICI, ELETTRICI E GAS con le relative certificazioni.
Ho un paio di domande:
1) è presente il disegno della traccia solo per l’impianto del GAS; ho chiesto all’impresa la quale mi informa che per gli impianti IDRICO ED ELETTRICO i disegni non sono obbligatori: E’ VERO?
2) devo chiedere l’agibilità?
grazie per l’attenzione
Buonasera,
è vero! per le abitazioni non è obbligatorio fornire disegno e progetto dettagliato degli impianti.
Mentre l’agibilità doveva chiederla solo se prima non l’aveva, altrimenti non è necessario.
Un saluto
buongiorno, ho appena finito la ristrutturazione e ridistribuzione del mio appartamento con Cila con il rifacimento completo impianti idro sanitari bagno e cucina il tutto affidato ad una Impresa che ha subappaltato la parte idraulica al suo idraulico abilitato ( con mia autorizzazione scritta) .
Ora vedo che chi mi rilascia la Certificazione è lo stesso Idraulico col quale io non ho rapporti economici e che ha messo il mio nome come “committente” così che l’impresa appaltatrice non compare in alcun modo. Ora chiedo, anche ai fini di eventuali responsabilità, chi è tenuto a rilasciarmi la certificazione impianto? La ditta affidataria alla quale ho commissionato il lavoro e che si è impegnata da capitolato al rilascio delle certificazioni o l’idraulico subappaltatore con il quale non ho nessun rapporto economico? Io naturalmente terrei allegate le fatture dell’impresa affidataria che citano genericamente “lavori di ristrutturazione” e il capitolato.
grazie anticipatamente
Buonasera,
non si preoccupi, è corretto così! Accade spessissimo che idraulico ed elettricista siano artigiani, o piccole imprese, che operano in subappalto rispetto alla ditta affidataria dei lavori, ma sono loro che devono firmare la certificazione (che è compito di chi esegue il lavoro e deve essere abilitato a rilasciarla). A volte, come committente, in questi casi, compare la ditta affidataria, ma non vedo comunque particolari controindicazioni.
Continui a seguirci e si goda con tranquillità la sua casa rinnovata!
Buongiorno, vorrei sapere se per il mio appartamento costruito nel 1983, non avendolo mai ristrutturato e non avendo i certificati vari, si possono redigere le varie DIRI per i vari impianti? Grazie
Buongiorno,
Il DIRI non può essere redatto per tutti gli impianti, serve comunque un tecnico abilitato. Comunque molto dipende dal motivo per cui vuole redigerlo.
Se deve vendere casa, la cosa migliore, con impianti così datati, è indicare nell’atto che NON sono a norma,
che l’acquirente ne è consapevole e che provvederà dopo l’acquisto a sue spese a metterli in regola.
Un saluto
Buongiorno, grazie. L intenzione é di certificare l impianto elettrico, idraulico e termoidraulico per la vendita.
Buongiorno,
come immaginavo. Resta quindi valido il mio consiglio precedente… Non troverà mai nessuno disposto a firmarle la conformità degli impianti necessaria affinchè durante una vendita siano considerati a norma.
Anche perchè se lo erano allora (negli anni ’80) oggi non lo sono più!
Per case di questo tipo si procede come le ho detto, anche perchè si suppone che chi compra prima di entrare in casa comunque apporti un minimo di modifiche e dunque rsitrutturando metta tutto in ordine.
Se non dovesse farlo, a lei poco importa…
Un saluto
Grazie. Si potrebbe indicare nel compromesso/rogito “la conformità degli impianti nell epoca in cui furono realizzati”?
Guardi, onestamente sarebbe inutile perché anche se lei avesse la conformità di allora oggi non varrebbe molto. Non si preoccupi che gli agenti immobiliari e, se non se ne dovesse servire,
comunque i notai, hanno una formula ah hoc che utilizzano praticamente sempre. Sono più i casi in cui gli impianti non sono conformi di quelli in cui lo sono, perchè è molto facile
che dall’atto d’acquisto del proprietario precedente siano passati parecchi anni e che questo dal canto suo (come lei) non abbia mai ristrutturato.
Un saluto
Salve, ho un appartamento del 1983 mai ristrutturato. Dovendolo vendere, posso far fare la DIRI per tutti gli impianti?
Buongiorno,
è normale che a fine lavori di ristrutturazione, l’impresa mi chieda per la certificazione elettrica 250 euro + iva (22%) e 250 euro + iva (22%) per quella idraulica?
Grazie
Buongiorno,
teoricamente NO, praticamente può accadere e non è la prima volta che lo sento dire.
In genere, questo succede quando non c’è un direttore dei lavori che si occupa di controllare e gestire il tutto fin dalle prime fasi dei lavori, oppure
quando per risparmiare ci si affida a ditte che sembrano garantire costi minori delle altre (almeno sulla carta, perché poi tutti lavorano per guadagnare e quindi in genere
chi ha i preventivi più bassi poi “gioca al rialzo” sulle varianti o su cose come queste!).
Suppongo, però, che avrà in mano un preventivo dell’impresa a cui si è affidato, giusto? Controlli se questo è chiaramente esplicitato. In tal caso l’ha sottoscritto e dunque era chiaro fin dall’inizio:
hanno tolto qualcosa da qualche altra parte per aggiungere poi un costo alle certificazioni.
In realtà non si tratta di un vero extracosto, perché l’impresa che si occupa di rifare o mettere a norma un impianto è obbligata a fornire la relativa certificazione a lavori ultimati.
Si figuri che senza, in caso debba richiedere l’agibilità neppure gliela daranno!
Adesso, essendo ormai finiti i lavori, è un pò tardi per recriminare. Certo è che, se questo extracosto non è chiaramente esplicitato nel contratto d’appalto che ha firmato con l’impresa o nel relativo computo metrico,
senza avere in mano le certificazioni lei può rifiutarsi di saldare il lavoro, è l’unica carta che può giocarsi. Sempre solo in caso non fosse così previsto fin dal principio e lei per qualche ragione non ci abbia fatto caso.
Le dò un consiglio: la prossima volta, si affidi ad un bravo architetto, ben prima di cominciare i lavori, la saprà indirizzare al meglio ed alla fine avrà risparmiato tempo, denaro e arrabbiature.
Un saluto
Buon giorno
Io sono in procinto di sostituire il boiler con una caldaia a condensazione , verra’ collocata nella stessa posizione e usando gli stessi attacchi del gas e acqua.
Il collegamento dei tubi dell’acqua per arrivare ad ogni termosifone ,verra’ fatto esternamente lungo i muri.
Oltre alla certificazione che fara’ un tecnico per l’impianto caldaia , ne serve una anche per l’impianto dei tubi?
GRAZIE
Buongiorno,
non credo che quello che vuole fare sia certificabile. Il collegamento va eseguito nel sottofondo, così, onestamente, penso proprio che nessuno le certifichi l’impianto.
Si informi bene: non faccia fare lavori fatti in qualche modo: il risparmio di oggi le si ritorcerà contro domani.
Un saluto
Buongiorno, a fine mese arriverà un tecnico per un controllo a campione dell’impianto di riscaldamento e della caldaia a condensazione. Ho appena fatto il controllo alla caldaia ed è tutto funzionante e mi hanno dato anche il bollino verde. Il tecnico mi ha detto che chiederanno di visionare anche la certificazione dell’impianto termoidraulico, ma ci siamo accorti che non è in nostro possesso (mentre quello termoelettrico si!!). Il dubbio è che il costruttore di casa, 9 anni fa, non ce l’abbia rilasciato.
L’idraulico che ha effettuato i lavori non ne ha conservato una copia e ha detto che bisogna stilarne un altro a pagamento.
Potrei invece richiederlo a qualche ufficio a cui quella volta il costruttore l’ha consegnato? Quale ufficio? E soprattutto, dopo 9 anni lo avranno ancora?
Come posso risolvere la situazione?
Grazie dell’attenzione, le auguro una buona giornata.
Federica.
Buongiorno,
innanzitutto è possibile, ma non è detto che sicuramente in questi controlli a campione le chiedano la certificazione di tutto l’impianto. Detto ciò la casa è abbastanza recente, per aver ottenuto l’agibilità le certificazioni devono averle per forza consegnate in comune. Pertanto, se lei fa una richiesta di accesso agli atti dovrebbe riuscire a recuperarne una copia. Il problema è che, a parte qualche Comune virtuoso, per l’accesso agli atti può volerci anche un mese. Cerchi bene, anche nel rogito se era una casa nuova, perché dovrebbe averne quasi sicuramente una copia anche lei.
Un saluto
buongiorno,
ho ristrutturato una casa degli anni 70 e richiesto di rifare l’impianto idraulico.
Ora, accendendo i termosifoni, sento un continuo TOC e l’idraulico mi ha detto che sono i tubi vecchi che devono dilatarsi. Io credevo li avesse cambiati completamente, soprattutto perchè ha rilasciato il certificato di conformità.
Cosa ne pensa?
Buongiorno,
onestamente nelle ristrutturazioni quando si parla di impianto idraulico molto dipende da cosa si è pattuito e da quali altri lavori sono stati fatti. Per sostituire tutte le tubature avrebbe dovuto rimuovere il massetto o quanto meno realizzare diverse tracce a pavimento, per questa ragione spesso si cambiano solo le tubature del bagno. Cosa è stato fatto in generale può saperlo solo lei. Di certo se ha rimosso il vecchio pavimento ed il massetto era bene cambiare anche i tubi, sempre che si stia parlando di un impianto autonomo, perché se condominiale allora sostituire i tubi è ancor più complesso.
Il rumore che sente potrebbe essere dovuto al cosiddetto colpo d’ariete… se mai provi a far dare un’occhiata all’impianto da un altro tecnico, giusto per un parere. Una cosa è vedere e sentire di persona e una cosa è sentir raccontare il tutto…
Spero di esserle stata utile.
Un saluto
Buongiorno, innanzitutto complimenti per la disponibilità e la professionalità.
Le espongo una situazione e spero mi possa aiutare. Ristrutturazione interna totale di una abitazione singola con rifacimento impianto elettrico, idraulico di bagni e cucina, del gas , rifacimento impianto di riscaldamento con installazione riscaldamento a pavimento ed installazione nuova caldaia a condensazione con SCIA presentata in comune e direttore lavori. Nel preventivo iniziale era stato pattuita anche la realizzazione di una canna fumaria. A seguito di ritardi e numerosi disguidi da parte dell’impresa appaltatrice ora ci troviamo con i lavori non del tutto eseguiti ( rifiniture e sistemazione di alcuni difetti nei lavori eseguiti) e la canna fumaria mancante. Dobbiamo ancora saldare i lavori x i motivi di cui sopra è perché non ci sono ancora state consegnate le certificazioni di conformità. Ora la ditta appaltatrice ci chiede il 50% del saldo di fine lavori per la sola consegna delle certificazioni. È corretto? Non sono obbligatorie per legge? Se si quali nel nostro caso? Non credevo si potesse esercitare una sorta di ricatto per rilasciare un qualcosa che la legge prevede. Grazie per il suo sicuro riscontro. A presto
Buongiorno,
allora, il problema è che le certificazioni sono chiaramente obbligatorie, ma in genere vengono rilasciate non dico al saldo di quanto pattuito per l’esecuzione lavori, ma comunque a lavori conclusi.
Se, in una ristrutturazione totale con rifacimento degli impianti, all’impresa una buona parte dei lavori non è stata pagata è abbastanza normale che questa non vi voglia rilasciare le certificazioni perché immagina che poi non prenderà più nulla, è l’unica “arma” che ha in mano. Di solito però se c’è una direzione lavori questa dovrebbe stabilire del totale pattuito cosa è dovuto perché realizzato e cosa no, trovando un accordo per chiudere correttamente i lavori ed i rapporti.
Un saluto e in bocca al lupo
Probabilmente mi sono espresso male ad oggi il saldo ancora da dare è circa 10% del totale. Saldo trattenuto a titolo precauzionale per mancanza di alcune opere pattuite, vizi in alcune opere eseguite e mancanza certificazioni. Ora l’impresa chiede il 50% del saldo rimanente (2000€ ) per consegnare le certificazioni e “togliersi dai piedi” dichiarando inoltre che ciò non è ammissione di responsabilità da parte sua e che varrà a tacitazione delle reciproche pretese. È lecito? Può indicarmi inoltre quali certificazioni mi sono dovute?
Grazie ancora
Probabilmente mi sono espresso male ad oggi il saldo ancora da dare è circa 10% del totale. Saldo trattenuto a titolo precauzionale per mancanza di alcune opere pattuite, vizi in alcune opere eseguite e mancanza certificazioni. Ora l’impresa chiede il 50% del saldo rimanente (2000€ ) per consegnare le certificazioni e “togliersi dai piedi” dichiarando inoltre che ciò non è ammissione di responsabilità da parte sua e che varrà a tacitazione delle reciproche pretese. È lecito? Può indicarmi inoltre quali certificazioni mi sono dovute?
Grazie ancora
Ciao Sara, avrei bisogno di un consiglio. Sto ristrutturando una casa su tre piani. L’idraulico mi ha fatto per ora l’impiano idraulico (tubazioni, colonne di scarico e la predisposizione per i sanitari e il riscaldamento a pavimento e relativi collettori.
Ora, a causa di un preventivo poco chiaro e che si è gonfiato man mano senza motivo per me giustificato vorrei far installare la caldaia e concludere i lavori ad un’altra ditta. IN questo caso per i certificati come funziona? l’idraulico deve darmi la certificazione e le relazioni per quanto fatto fino d’ora o deve far tutto l’idraulico che terminerà il tutto?
Ti ringrazio
Buongiorno,
purtroppo mi spiace dirle che la cosa migliore sarebbe quella di riuscire a trovare un accordo con chi ha iniziato i lavori in modo che li porti a termine.
L’idraulico non può darle una certificazione parziale e chi subentra non vorrà assumersi (se non a caro prezzo) la responsabilità di una cosa che non sa bene come sia stata fatta.
Le commesse gestite in autonomia senza un computo dettagliato e preliminare finiscono sovente in questo modo. Cerchi di mediare se riesce.
In bocca al lupo e un saluto
. D.M 37/08
Dal decreto sopra leggo questo:
“La dichiarazione di conformità è rilasciata anche dai responsabili degli uffici tecnici interni delle imprese non installatrici di cui all’articolo 3, comma 3, secondo il modello di cui all’allegato II del presente decreto.”
Buonasera
Potrebbe spiegarmi cortesemente quanto sopra, chiedo ciò perchè nel 2014 ho acquistato un appartamento nuovo da impresa che ad oggi non ha consegnato certificato di agibilità (non ha saldato ditte esecutrici di impianti che a loro volta non rilasciano certificazioni di conformità) , vorrei trovare una soluzione senza ricorrere alle vie legali forse inefficaci in questo caso.Grazie anticipatamente
Buongiorno,
purtroppo il perché io non so dirglielo. Mi pare strano che in tempi così recenti un notaio abbia proceduto all’atto senza che vi fosse quanto meno la richiesta di agibilità presentata (che prevede ovviamente la certificazione). Ovviamente sempre che lei non abbia acquistato un locale non accatastato come abitazione (tipo sottotetto C2).
Detto ciò il dubbio avrebbe dovuto sorgerle prima di rogitare, ora è un po’ tardi… So che purtroppo chi non è del mestiere certe ose non le sa e si fida delle persone con cui ha a che fare, a volte giustamente altre volte purtroppo ingenuamente. Ora può provare a chiedere lumi al notaio che ha rogitato e che però probabilmente era il notaio di fiducia dell’impresa.
In effetti c’è un motivo se il notaio lo sceglie chi acquista! Il notaio dovrebbe essere anche lui una garanzia esterna, ma accade spesso che i costruttori abbiano il loro professionista di fiducia, che chiaramente facendo molti atti per uno stesso cliente ed avendo già in mano gli incartamenti costa decisamente meno… Insomma c’è il pro e il contro in ogni cosa. La morale è che quando ci sono in ballo soldi e casa fidarsi è bene, ma non fidarsi è decisamente meglio. Un controllo o anche una consulenza in più prima di rogitare basta ad evitare problemi (anche grossi) poi.
Mi spiace davvero, ma in situazioni analoghe alla sua sono in parecchi.
Non posso che augurale in bocca al lupo