Siamo tutti abituati a vedere e a calpestare dei bei pavimenti finiti. Visivamente parlando, l’estetica e la scelta del materiale che più ci aggrada sono cose fondamentali, le uniche di cui ci si interessa davvero.
Da un punto di vista strutturale e costruttivo, però, in fin dei conti, poco importa che si abbia a che fare con pavimenti ceramici sottili o classici, piuttosto che realizzati in legno, o addirittura con materiali più innovativi come la resina o il microcemento. In generale, non sono tante le persone che hanno davvero un’idea precisa di cosa si nasconda al di là del rivestimento prescelto.
Accade molto spesso che soltanto in fase di ristrutturazione, nel momento in cui si demolisce, si scopre che tra i vari strati presenti sotto i nostri piedi c’è molto più di quanto non immaginassimo.
Pignatte e travetti, travi e travetti in legno, o predalles; caldana con rete elettrosaldata; isolanti e strati separatori anticalpestio; sottofondi o massetti (alleggeriti o meno); pannelli radianti, ecc…
Ogni solaio ha la sua stratigrafia specifica ed ogni parte che lo compone deve avere caratteristiche e spessori ben definiti in fase di progetto, in modo da soddisfare la fine lavori e prestazioni richieste.
Ecco allora che, nella maggior parte dei casi in cantiere, i tecnici (siano essi ingegneri, geometri o architetti), ma anche gli operai stessi, utilizzano dei termini specifici che i non addetti ai lavori faticano a comprendere.
Per tale ragione oggi cerchiamo di capire com’è fatto genericamente un solaio ed in particolare cosa si intenda per caldana edilizia. Quest’ultima, troppo spesso, viene confusa con il massetto, mentre invece è qualcosa di un po’ diverso, che peraltro riveste un’importante funzione strutturale. Vediamo pertanto di far chiarezza sulla questione.
La caldana
Nell’edilizia residenziale, in genere, si ha a che fare con strutture portanti in cemento armato e solai in laterocemento (o solai misti che dir si voglia). Strutturalmente parlando, nella maggior parte dei casi questi solai vengono realizzati mediante l’accostamento di elementi in calcestruzzo armato, alternati ad elementi di alleggerimento di diverso tipo.
I primi hanno funzione di assorbire i carichi e sono denominati travetti; i secondi invece possono essere in laterizio (e nel qual caso tratta delle cosiddette pignatte, sebbene talvolta in alternativa si utilizzino anche tavelle e tavelloni), piuttosto che in polistirene espanso (EPS).
Gli elementi in laterizio, a loro volta, possono essere non collaboranti, quando hanno funzione prevalentemente di alleggerimento e di coibentazione, oppure collaboranti, qualora invece si attribuisca loro anche un compito strutturale: quello di incrementare la rigidezza flessionale del solaio.
In entrambi i casi, solai di questo tipo vengono sempre realizzati in opera. Si procede per prima cosa alla casseratura, in modo da delineare ed armare le travi in c.a.; poi si posano travetti e pignatte, al di sopra di questi elementi si posiziona (servendosi di opportuni distanziatori) una rete elettrosaldata ed alla fine si esegue il getto di calcestruzzo in modo da riempire i vuoti tra i vari elementi e da coprire il tutto con uno spessore costante di circa 5 cm all’interno del quale rimane annegata l’armatura di ripartizione.
Questo strato superiore, che per normativa deve essere almeno 40 mm, ma che generalmente non è mai meno di 50 mm, è quella che normalmente viene definita caldana o cappa collaborante.
Com’è fatto un solaio
Se si parla genericamente di stratigrafia di un solaio si intende però tutto il pacchetto completo. Questo va considerato nella sua interezza, partendo dal basso, ovvero dallo strato di finitura sottostante le pignatte ed i travetti, che costituisce il soffitto dell’unità immobiliare che si trova al piano inferiore, fino al pavimento dell’alloggio del piano superiore. Ecco allora che tra la caldana e le piastrelle c’è ben altro! Vediamo di capire di che si tratta.
A seconda del tipo di impiantistica e di pavimentazione prescelte al di sopra della caldana, ma anche in base alle scelte del singolo progettista, è possibile trovare stratigrafie leggermente diverse.
In generale, però, subito sopra la caldana si trova direttamente un sottofondo (alleggerito o no), di almeno 8-10 cm, all’interno del quale corrono gli scarichi e gli impianti. Al di sopra di questo si posa un materassino anticalpestio ed uno strato isolante. Oltre si ha un ulteriore massetto alleggerito (quello che alcune volte viene definito caldana), di spessore inferiore al precedente (tipo 4-5 cm proprio come la caldana), che funge da perfetto piano di posa del pavimento che vi va incollato sopra.
Nei casi in cui si preveda un riscaldamento a pavimento, in genere, sopra all’anticalpestio si posiziona un sistema che serve a posare correttamente le serpentine dell’impianto e che sovente funge anche da isolante termico. Poi, al disopra delle tubature, si esegue un getto di completamento di pochi cm e si procede con la posa della pavimentazione.
A volte è possibile trovare lo strato isolante anche a diretto contatto con la caldana e poi sopra il massetto. Molto dipende anche dai calcoli derivanti dalla legge 10 e dalla stratigrafia delle murature.
Differenza tra sottofondo, massetto e caldana
È possibile che tra caldana e sottofondo si generi un po’ di confusione. Purtroppo questo accade perfino tra gli addetti ai lavori, dove c’è chi utilizza i due termini l’uno per l’altro senza fare distinzioni.
In realtà, parlando di stratigrafie tipiche dei solai, dovremmo già aver capito che non si tratta della medesima cosa, dato che i termini caldana e sottofondo compaiono contemporaneamente, in riferimento però a due strati ben distinti, che peraltro si trovano in posizioni assolutamente diverse. La caldana, come già esplicitato, è il classico getto di completamento che si esegue sopra il solaio. Il suo spessore in genere è di circa 5 cm ed al suo interno viene inserita un’armatura, costituita da una rete metallica elettrosaldata. In questo modo, al di sopra del solaio laterocementizio vero e proprio (fatto solitamente da pignatte e travetti) viene a formarsi una piastra monolitica bidirezionale, con evidente funzione strutturale e di ripartizione dei carichi.
Ecco allora che, se analizziamo la questione da questo punto di vista, parlare di caldana pavimento non è proprio corretto. Sarebbe meglio abbinare il termine caldana al solaio, poiché di fatto ne è il completamento; al contrario per i pavimenti, è più corretto far riferimento al massetto (o sottofondo: questi due termini si equivalgono!). D’altro canto, persino da un punto di vista prettamente fisico il massetto è lo strato a diretto contatto con il pavimento, mentre la caldana si trova subito sopra il solaio.
La differenza tra i due strati sta anche nello spessore e sovente nei materiali impiegati per la loro realizzazione.
Il massetto, o sottofondo, è uno strato ripartitore dello spessore di 5–10 cm, che andrebbe posato appena sopra l’isolamento termico ed acustico del solaio. Esso viene realizzato utilizzando malte cementizie con aggregati di piccola granulometria, che spesso vengono additivate al fine di accelerare l’indurimento e contenere il ritiro del getto.
Il suo scopo è quello di formare le adeguate pendenze per gli scarichi, compensare gli spessori ove necessario, ripartire i carichi, contribuire all’isolamento termico del solaio ed infine creare un piano di posa uniforme su cui poi andare direttamente a posare il pavimento; vuoi incollandolo, oppure semplicemente appoggiandolo (come avviene ad esempio per i parquet in laminato) ed interponendovi un apposito materassino.
In passato i sottofondi venivano realizzati con calcestruzzi a base di calce aerea, più eventuali additivi naturali. Oggi, sovente si ricorre all’impiego di calcestruzzi di cemento leggero, i cosiddetti alleggeriti. Si tratta di prodotti a basso peso specifico, aerati e alveolari, o confezionati con inerti particolarmente leggeri, come avviene per il calcestruzzo di pomice, quelli di argilla espansa (la cosiddetta Leca), di vermiculite, di perlite, ecc…
Lo spessore della caldana invece è inferiore: 5 cm è un classico. In effetti, quando si parla di solaio da 18+4 o da 20+5 normalmente il primo numero indica l’altezza delle pignatte ed il secondo lo spessore della cappa collaborante. Questa, proprio per sua natura, dovendo avere funzione strutturale viene gettata in opera utilizzando il medesimo calcestruzzo impiegato per i getti di travi e pilastri, per quanto riguarda Rck e le caratteristiche di lavorabilità in opera è cura del progettista strutturale fornire le indicazioni del caso.
Concludendo
A questo punto, cos’è una caldana e com’è fatto un solaio dovrebbe esservi piuttosto chiaro. Ricordatevi solo che, talvolta, può capitare che anche lo strato sottostante la pavimentazione venga definito caldana, al pari della cappa collaborante presente a completamento del solaio laterocementizio.
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