Probabilmente la maggior parte di voi non avrà la minima idea di cosa sia una barriera a vapore. Eppure la sua presenza, molte volte, sia all’interno delle pareti, che delle coperture e dei pavimenti può davvero fare la differenza. Si tratta di una componente fondamentale dell’involucro edilizio, poiché concorre ad assicurare un comfort ideale all’interno degli edifici moderni.
Oggi, raggiungere ottime performance sotto il profilo termico, acustico ed energetico, in modo tale da poter garantire all’interno degli ambienti abitati un benessere ambientale sempre al top è uno degli obiettivi più importanti per gli edifici.
Ecco, dunque, che, sia che si parli di nuove costruzioni che di interventi sull’esistente, per riuscire a conseguire le prestazioni desiderate e ad abbattere drasticamente le dispersioni termiche, si deve puntare innanzitutto sull’isolamento dell’involucro opaco, ovvero delle pareti, dei solai e della copertura.
I materiali isolanti presenti in commercio sono davvero tantissimi e anche le modalità di applicazione sono innumerevoli. Dal classico cappotto esterno a quello interno, passando per le tecniche di insufflaggio, fino alla realizzazione di pareti isolate nell’intercapedine, o di strutture leggere interamente costruite a secco. Insomma, non c’è che l’imbarazzo della scelta e trovare la soluzione che maggiormente fa al caso proprio non è un’impresa impossibile.
Ciò di cui è bene tener conto, però, è che la stragrande maggioranza dei materiali isolanti tende a ridurre le proprie performance nel momento in cui viene a contatto con acqua, anche quando questa proviene semplicemente dalla formazione di umidità. La condensa può venirsi a formare non solo sulla superficie interna o esterna delle murature, ma anche internamente.
In alcuni casi, può trattarsi di episodi isolati, per i quali l’acqua, così come si è formata, rapidamente asciuga senza causare danni. Se, invece, la condensa persiste o si verificano infiltrazioni vere e proprie, l’acqua può rappresentare un grosso problema, per ovviare al quale è stata appunto creata la barriera al vapore.
Sostanzialmente si tratta di una sottile membrana realizzata con materiale impermeabile all’acqua, non solo allo stato liquido, bensì anche aeriforme, cioè al vapore. Bisogna fare attenzione, però, a scegliere non solo la giusta barriera al vapore a seconda del tipo di involucro a cui questa viene accoppiata, ma anche al fatto che venga applicata a regola d’arte e soprattutto che sia messa nella posizione corretta. Senza contare che, non sempre la sua presenza è un bene.
Vediamo, allora, di analizzare la questione più da vicino, per riuscire a capire esattamente che funzione svolge una barriera al vapore ed in che modo agisce, ma anche com’è fatta, con quali materiali viene realizzata e dove va posizionata affinché possa svolgere il suo dovere senza creare inconvenienti di sorta.
– Di cosa si tratta?
Per prima cosa, è bene mettere in chiaro che i termini barriera a vapore, freno a vapore e membrana traspirante non sono sinonimi e non è possibile impiegarli l’uno per l’altro.
La barriera al vapore è una membrana completamente impermeabile all’acqua, sia che questa si trovi allo stato liquido che aeriforme; la norma UNI EN ISO 13788 la definisce come uno strato “di notevole resistenza alla diffusione” del vapore.
Cosa ben diversa, invece, sono le membrane traspiranti, caratterizzate da un’alta permeabilità al vapore acqueo e ancora altro è il cosiddetto freno (o schermo) vapore, che mostra un grado di traspirabilità intermedio tra quello delle membrane traspiranti e quello delle barriere al vapore.
Per stabilire se ci si trova dinnanzi ad una barriera al vapore, piuttosto che ad un freno al vapore o ad una membrana traspirante basta leggere la scheda tecnica del prodotto con cui si ha a che fare e controllare quale sia il valore di Sd che lo caratterizza. Sd è quel parametro che indica la resistenza al passaggio del vapore acqueo di un materiale.
Più il valore di Sd è basso e più il materiale risulta traspirante. La norma UNI 11470 evidenzia perfettamente questa diversificazione attraverso uno schema. Per valori di Sd inferiori a 0,1 m si ha a che fare con teli e membrane altamente traspiranti; per valori compresi tra 0,1 e 0,3 con membrane traspiranti; mentre per valori compresi tra 2 e 20 m si parla di freno al vapore (semi traspirante) e per Sd oltre 100 m di barriera al vapore assolutamente impermeabile.
Per prima cosa, dunque, è bene capire in quali casi è necessario far ricorso ad una vera e propria barriera al vapore e quando invece è meglio optare per un freno a vapore o per una membrana traspirante, perché la confusione rispetto a questa questione è ancora molta.
– A cosa serve e com’è fatta
Se una barriera al vapore serve a bloccare il passaggio dell’acqua (sia essa allo stato liquido o di vapore), gli schermi o freni al vapore ne controllano invece il passaggio, non impedendolo in toto.
È bene che sappiate che, specie nelle componenti edilizie di nuova generazione, è fondamentale, più che ostacolare, regolare il passaggio di umidità evitando così la formazione di condensa interstiziale all’interno del pacchetto coibente su entrambi i lati. Solo così facendo si potrà mantenere l’isolante asciutto garantendo il massimo di efficienza delle sue prestazioni nel tempo. Attenzione, però, perché troppo spesso si parla impropriamente di barriera a vapore quando invece si vuole indicare un freno!
È bene, poi, tener conto anche del fatto che i materiali e le forme con cui vengono prodotte le barriere al vapore sono i più disparati. In genere però si ha a che fare con membrane, più o meno sottili, che vengono vendute in rotoli, in modo da facilitarne l’applicazione.
Perché questa sia posata a regola d’arte, bisogna prestare attenzione: innanzitutto si devono tagliare i teli nella misura necessaria a coprire tutta la superficie, poi bisogna sovrapporli sia in senso orizzontale che verticale per almeno 15-20 cm, sempre avendo cura di sigillare i sormonti servendosi di appositi nastri e di predisporre adeguati risvolti in corrispondenza dei bordi, che questi si trovino a pavimento o in copertura.
Le barriere al vapore in rotoli, sono perfette da applicare su superfici piane o inclinate, come solai e coperture; risultano però meno semplici da posizionare correttamente lungo superfici verticali. In questi casi, allora, spesso di ricorre all’utilizzo di appositi pannelli sandwich formati da uno strato rigido di materiale isolante con spessore variabile, che presenta una barriera al vapore già pre-applicata.
Poi, ovviamente, la barriera a vapore viene realizzata con un materiale diverso rispetto al freno a vapore e soprattutto alle membrane traspiranti; non è solo una questione di tipologia di elementi e di grammatura.
In tutti i casi, l’inserimento di una barriera al vapore, così come anche quello di un freno a vapore, all’interno di un determinato “pacchetto”, sia che si tratti di pareti verticali, piuttosto che di solai intra piani o di copertura, va sempre valutata con grande cautela sulla base di molti fattori diversi. Innanzitutto, bisogna tener conto delle caratteristiche dell’isolante utilizzato, ma anche del clima e del microclima locale, nonché dell’esposizione dell’edificio rispetto ai punti cardinali ed infine anche delle abitudini degli utenti che vi abitano, specie per quanto concerne il riscaldamento invernale ed il condizionamento estivo.
Vediamo allora di distinguere tra solai, pareti e coperture, dando qualche dritta circa il ricorso della barriera al vapore nei tre casi, che chiaramente sono ben diversi.
– Barriera al vapore al pavimento
Il caso più semplice è quello in cui si ha a che fare con dei solai piani. Qui il compito della barriera al vapore è quello di difendere il massetto dalle infiltrazioni di umidità che ne potrebbero comprometterne il buon funzionamento, arrecando danni alla pavimentazione, specie nei casi in cui si ha a che fare con del parquet.
In genere, si parla di schermi al vapore per la protezione di quei massetti posizionati nei piani superiori, dal primo in su; mentre si utilizza una vera e propria barriera al vapore per la protezione del massetto a piano terra, quando il solaio è realizzato a diretto contatto con il terreno, oppure per quello a piano primo/rialzato se sotto vi è un porticato aperto o uno scantinato.
In questi casi, il freno a vapore ha la funzione di “rallentare o limitare” la risalita dell’umidità dal massetto e generalmente viene realizzato mediante l’apposizione di un foglio di polietilene di spessore adeguato.
La barriera al vapore, invece, come già visto, serve ad impedire completamente il passaggio di vapore acqueo e di umidità che potrebbe risalire per capillarità.
Sui massetti la barriera a vapore solitamente si realizza utilizzando una membrana di bitume polimero, oppure una membrana plastica, o ancora con dei fogli di polietilene saldati tra di loro e sovrapposti per almeno un metro, in modo da evitare problemi di errata posa. In tutti i casi la barriera, così come il freno al vapore, andranno posizionati direttamente sotto al massetto di integrazione impiantistica.
– Barriera al vapore sulle pareti verticali
Nelle pareti perimetrali generalmente si utilizza la barriera al vapore quando si ha a che fare con pareti in cui l’isolante si trova posizionato centralmente tra due tamponamenti in laterizio.
Questa, normalmente, viene inserita a diretto contatto con il materiale isolante, in modo tale che sia rivolta verso il lato interno, ovvero quello che si suppone essere più caldo. In questo modo si impedisce che il vapore acqueo proveniente dalla casa, come quello generato dalla cottura dei cibi o quando si fa una doccia o un bagno caldo possa penetrare fino allo strato isolante.
Indubbiamente si tratta di una soluzione ottimale nella stagione fredda e per le pareti esposte a nord, ma vi è il rischio concreto che in estate, nelle giornate più calde, specie se internamente vi è una climatizzatore in funzione, la situazione tenda ad invertirsi e potrebbe così formarsi condensa dal lato sbagliato della barriera al vapore, compromettendo comunque la funzionalità dello strato isolante.
– Barriera al vapore sul tetto
Ancor più complessa è la situazione dei tetti, specie se si ha a che fare con coperture coibentate in legno, magari ventilate, a vista su un ambiente abitato. Queste, per loro stessa natura sono esposte di continuo sia alla formazione di condensa proveniente dall’interno, sia all’acqua piovana e agli agenti atmosferici provenienti dall’esterno.
Ecco allora che ad una guaina bituminosa vengono generalmente accoppiati un freno a vapore al di sotto dell’isolamento termico ed una membrana traspirante nella parte superiore (all’estradosso) a diretto contatto dell’isolante. Quest’ultima permette l’espulsione del vapore acqueo residuo, garantendo l’assenza di condense interstiziali nella parte superiore dell’isolante.
Nella maggior parte dei casi, però, le ditte che si occupano della realizzazione di coperture propongono dei “sistemi” certificati, caratterizzati ad ben precise stratigrafie collaudate, già dotate di ogni cosa, anche della barriera e/o dello schermo al vapore.
– Concludendo
Come avrete capito, l’inserimento di una barriera al vapore, così come di un freno a vapore, sia che l’elemento in questione vada posto all’interno di una stratigrafia muraria, piuttosto che di un pacchetto di copertura, deve essere sempre studiato e valutato con estrema attenzione. Per fare ciò serve un tecnico specializzato, che, possibilmente, si intenda di riqualificazione energetica e disponga di programmi appositi in grado di simulare il comportamento dei vari elementi dell’involucro in determinati condizioni interne ed esterne.
Se sia il caso di mettere una barriera a vapore o un freno a vapore, dove metterli e quale tipologia scegliere non è una decisione che si può prendere con facilità e a cuor leggero. Sbagliare vorrebbe dire causare danni, anche ingenti all’involucro!